La Chiesa prosegue la missione di Gesù

Letture del 21 gennaio, 3ª domenica del Tempo ordinario: «Lessero il libro della legge e ne compresero la lettura» (Ne 8,2-4.5-6.8-19); «Le tue parole, Signore, sono spirito e vita» (Salmo 18); «Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte» (1 Cor 12, 12-31); «Oggi questa scrittura si è compiuta» (Lc 1,1-4; 4,14-21)

DI MARCO DINO BROGIA partire da oggi, udremo ogni domenica, nella seconda lettura, ampi stralci di alcune lettere di San Paolo (ed anche, quattro volte, della Lettera agli Ebrei), e seguiremo la vita pubblica di Gesù con una lettura quasi continua del Vangelo secondo Luca. La prima lettura, tratta dall’Antico Testamento, evidenzierà di volta in volta un aspetto del brano evangelico.

Il brano odierno inizia presentando le coordinate di quel momento storico tratte dal prologo del Vangelo secondo Luca, e prosegue portandoci a Nazareth, ove assistiamo alla prima predicazione di Gesù nella sinagoga della sua città (terza letturaprima lettura), ed è quello stesso da noi adottato nella Liturgia della Parola: il sacerdote Esdra benedice il Signore, il popolo risponde Amen, ed allora ha luogo una lettura di brani del Libro Sacro, che in questo caso era il Deuteronomio, seguiti dalle rispettive spiegazioni. Alla fine Neemia ed Esdra congedano il popolo, invitandolo a non rattristarsi perché quello era un giorno sacro.

Così avviene a Nazareth: il Signore, ricevuto il rotolo di Isaia, legge dell’invio del profeta, unto dallo Spirito Santo, ad annunziare a tutti gli uomini il lieto messaggio di liberazione e di salvezza, poi spiega il testo.Egli lo fa applicando a sé stesso le parole di Isaia; egli dunque afferma che è lui il nunzio della liberazione e della salvezza, predetto dal Profeta, ed è questa infatti l’essenza della missione di Gesù, il cui nome, dettato dal Cielo (Mt.,1,21; Lc.,1,31; 2,21) significa «il Signore salva»: aprirci la via verso Dio, di Cui ci rivelerà il volto paterno, ed esortarci a conformarci a Lui, Via, Verità e Vita.

Il nostro conformarci a Cristo deve portarci ad una partecipazione alla sua missione; infatti, noi siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, ce lo asserisce San Paolo, il quale evidenzia la varietà dei compiti e l’unità del fine al quale tendiamo, ed illustra questa sua asserzione ricorrendo al noto apologo del corpo e delle membra, che ci invita alla piena reciproca solidarietà (seconda lettura).

Tuttavia il corpo che noi formiamo altro non è se non il Corpo stesso di Cristo, come ripete l’Apostolo delle Genti: «ora voi siete corpo di Cristo e sue membra», ed è un concetto sul quale ritornerà spesso, come ad esempio, quando scrive agli Efesini (4,15 e seg.). In quest’occasione, egli ci esorta a vivere «la verità nell’amore», in modo da poter crescere sotto ogni aspetto in colui che è il capo, Cristo, «dal quale tutto il corpo, reso compatto e unito da tutte le articolazioni … riceve incremento, edificandosi nell’amore». Così intimamente uniti al Cristo, ne dobbiamo condividere anche l’ansia missionaria, e rendere continua testimonianza al Padre ed al Suo amore per l’umanità: afferma il Vaticano II che «la Chiesa [cioè noi, tanto comunitariamente che singolarmente], dotata dei doni del suo Fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti … riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo e di Dio» (Lumen Gentium, 15), deve dunque proseguire nel tempo la missione di Gesù.

La celebrazione odierna ci ricorda questa verità, ci invita a prenderne piena coscienza ed infine, come conseguenza, ad applicarla nel nostro vivere quotidiano.