Inizia l’Avvento, tempo di liberazione

Letture del 30 novembre, prima domenica di Avvento: «Farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia» (Ger.33,14); «Dio mio in te confido, non sia confuso» (Salmo 24); «Il Signore renda saldi i vostri cuori al momento della sua venuta» (1 Tes); «La vostra liberazione è vicina» (Lc. 21,25)DI ICILIO ROSSINon è a caso o per semplice coincidenza che, secondo l’ordinamento del tempo liturgico, la riflessione sul Regno di Dio (festa della Regalità), si collochi proprio accanto all’inizio dell’Avvento. È la presenza del Regno inaugurato da Cristo stesso a farci attenti e vigilanti. Ci domandiamo in quale direzione e con quali contenuti il nostro cuore e la nostra meditazione si apre al mistero dell’incarnazione. Le risposte sono tante e semmai vogliamo fare una sintesi, la possiamo trovare nel magistero del Papa che indica Cristo come Unico Salvatore. Anche la Parola di Dio, in questo tempo, ci apre all’attesa della sua venuta con espressioni destinate a rifarsi all’unico progetto di gioiosa liberazione. Il germogliare della giustizia (Geremia), il rinascere della confidenza in Lui (Salmo), l’annuncio della liberazione vicina (Luca): sono i contenuti più significativi perché tutto non si risolva in pochi sentimentalismi e, tanto peggio, in considerazioni e atteggiamenti paganizzanti e consumistici. Cercate il Regno e la sua giustiziaL’imperativo ci mette di fronte a tale dovere, sapendo come la «giustizia» ha di fatto molti significati ma per la Bibbia, essendo questo termine correlato all’altro, la pace, ci obbliga ad un impegno di perfezionamento di rapporti, secondo il progetto di Dio. La realizzazione di questo progetto è opera di giustizia e la volontà costante diviene l’espressione più elevata di questa virtù. Già secondo il Vecchio Testamento, il decalogo più che normativo si manifesta come costruito dalle grandi opere di Dio: misericordia, benevolenza, perdono. La legge è il Pentateuco che, come un libro di queste grandi opere di Lui, dovrà essere guida per tutti e non solo per il re (Dt. 17) Sembra che anche Matteo intenda darsi una risposta alla domanda «chi sono i giusti»: quelli che si prendono cura del malato, del carcerato, del forestiero e solo chi ha fame di questa giustizia, come operatore di pace possederà il Regno. L’accoglienza di CristoIn questi nostri giorni nei quali è più frequente la notizia della violenza, non dovremmo indulgere alle parole ma piuttosto aprire il cuore all’accoglienza, nel segno della solidarietà certamente, ma ancor prima, in quello della libertà interiore. È terribile ma consequenziale la logica in atto, per cui, essendo il potere dalla parte del fucile, occorre la guerra per abolire la guerra. Ma tutto ciò accade perché è diventato difficile discernere qual è il cammino della vera libertà, del vero progresso, una volta che forze di pressione massicce e interessate sono volutamente sottoposte a servire qualcuno; non sarà mai libero il lettore di un unico giornale. Vi sono, frequentissimi, atteggiamenti di Gesù nel Vangelo, per i quali Egli si manifesta decisamente condizionato di fronte alle persone, ma si tratta di un condizionamento di amore per l’uomo, per ogni uomo, per tutto l’uomo e di servizio vero quale impegno concreto. Cristo infatti si incarna perché il mondo sia più umano così deve essere per la Chiesa, segno e sacramento di Lui. Volutamente mi ripeto facendo osservare che per non essere incastrati in una vuota e momentanea partecipazione al dramma quotidiano di questi nostri tempi, dobbiamo seriamente riflettere come la libertà è salvezza e gloria di Dio destinata non solo a qualcuno ma a tutti gli uomini e di questo, noi che siamo Chiesa, dobbiamo farci carico se vogliamo essere al servizio della vera liberazione e promozione umana. La gioia del signore vicinoSarebbe un discorso rischiosamente evasivo se il lavoro di liberazione lo scaricassimo solo sugli altri o sulla società! Per questo diventa tanto più significativo il cammino personale di riconciliazione offertoci dall’Avvento, per donarci la gioia di rivivere. Non mi sembra esatto pensare che Cristo si sia fatto uomo solo per pagare un nostro debito, cancellando la colpa, quanto piuttosto per ricostruire una vera pacificazione! La pace è l’essenza della riconciliazione intesa come rapporto di amore con il Padre, in una relazione profonda che, per la grazia, si innesta nell’esistenza del Figlio. Tale profonda relazione è capace di aprirci al rapporto con le creature e con il creato del resto, come Cristo che, nella sua umanità ha fatto esperienza delle nostre gioie. Anche per il cristiano si tratta di vivere questa «vicinanza» con Lui, traducendola in rendimento di grazie per le gioie che ci dona, gioia esaltante della vita, gioia dell’amore santificato, della natura e del silenzio, del dovere compiuto, se necessario, fino al sacrificio. Di fronte ad una società consumistica e tecnologica che moltiplica le occasioni di piacere ma non sempre riesce a procurare gioia, considerando altresì come noia, tristezza, angoscia e disperazione sono spesso mimetizzate nell’apparente spensieratezza, i discepoli, se sono autentici, si sentono chiamati alla pienezza della gioia: «vi do la mia pace: non come la dà il mondo»! E i frutti di questa pace, per S. Paolo, sono l’amore, la gioia (Gal.5)A tutti, un Buon Avvento per un buon Natale.