Il volo difficile della Speranza sopra un mare in tempesta

Questa settimana, anziché proporre il consueto commento alle letture domenicali, pubblichiamo una riflessione sulla Pasqua.

di Mansueto BianchiVescovo di Volterra

Non credere che la Speranza sia una bambina che danza. Il volo alto di un gabbiano nel sole appartiene al sogno o al desiderio.

La Speranza è il volo della procellaria che solca la tempesta, ha il volto tagliato dalle rughe e il passo faticato ma solido di chi avanza salendo.Mentre ci inoltriamo nei giorni della Settimana Santa verso la Pasqua, impariamo che il dono della luce non ci è dato nell’immediatezza, ma solo al termine di un cammino che percorre senza scorciatoie o semplificazioni i giorni bui della Passione.

La Pasqua che quest’anno ci attende, la festa di Resurrezione che insieme vivremo, ha tutta la caratteristica di essere una «Pasqua della strada». Ci eravamo inoltrati nel Terzo Millennio col passo giovane del nuovo inizio; la grande stagione giubilare, con la purificazione della memoria e della vita, ci aveva riconsegnati ad una innocenza di attese e di progetti che sembrava lievitare la «pasta ferma» dei giorni.

Poi le vicende di questi mesi, il dramma di una nuova guerra pertinacemente voluta, nonostante il monito forte ed alto del Papa ed il suo strenuo prodigarsi per aprire strade di pace. E nel riflesso di questa, la consapevolezza di decine d’altre guerre e conflitti taciuti o dimenticati, l’escalation del terrorismo come arma di fanatici o dei disperati, il permanere di situazioni di ingiustizia e sopraffazione che altro terrorismo ed altre guerre ancora provocheranno.

Siamo nei giorni della Passione: misuriamo impietosamente quanto greve sia il peso del macigno che chiude la porta del sepolcro e sembra sancire, con la sua solida immobilità, il dominio della morte, la triste certezza che continueremo a vedere quello che abbiamo già visto, continueremo stancamente ad essere quello che già siamo stati. I passi nella storia in questi giorni sembrano volgerci più alla spenta rassegnazione che alla fresca Speranza.Ecco perché dicevo che la Speranza non ha il volto lieve di una bambina, ma il viso arso e rugoso di chi faticosamente e lungamente cammina. Il Signore Risorto non apporta soluzioni facili ai nostri difficili problemi, né viene dall’esterno a liberarcene. È invece una presenza viva dentro di noi, è un compagno con noi lungo il cammino: con la forza silente ed efficace della Grazia ci aiuta a non spegnerci, a non rassegnarci, ad attivare tutte le nostre risorse per volgere la strada all’incontro con Lui, a renderci certi che Egli sarà l’esaudimento di ogni nostra giusta attesa, il compimento di ogni sentiero anche solo avviato.Per questo andiamo ancora una volta verso la Pasqua, verso questa «Pasqua della strada», per accogliere il dono della Speranza e continuare, con passo provato ma fermo, il nostro cammino.