Il Vicario di Cristo, da Pietro a Benedetto XVI
Matteo sottolinea più degli altri sinottici il carattere ecclesiologico di questo evento. Tutta la Chiesa è chiamata ad edificarsi sulla solida professione di fede: «Tu sei il figlio di Dio», da cui dipenderà sempre il proprio esistere e trarrà ragione il suo servizio verso l’umanità che pure è in cammino verso il regno «poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose». Il Signore considera l’uomo primariamente non tanto come il destinatario dei suoi doni quanto come il suo cooperatore nell’edificazione del regno. Tale è la stima di Dio nei confronti dell’uomo e il ministero petrino ne è probabilmente la manifestazione più sublime. Gesù nell’ora della prova, pregherà per Pietro, perché non venga meno la sua fede e possa così confermare i suoi fratelli. Questa preghiera di Gesù per Pietro è la garanzia della vittoria sulle porte dell’inferno.
Attraverso Pietro si riversano fiumi di grazia sulla Chiesa e sul mondo. Voltandoci indietro possiamo constatare la eccezionale fecondità del ministero petrino. La stagione storica più vicina a noi ha visto i pontificati da Giovanni XXIII in poi svolgere un’opera immensa, conducendo la Chiesa per le vie del rinnovamento attraverso le mille sfide dei tempi moderni. «La Chiesa è viva!» è stata la felice constatazione di Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato, quasi raccogliendo i frutti dei suoi predecessori. La fede di Pietro è la fede della Chiesa e, in un certo modo, la fede della Chiesa è il senso della fede di Pietro, della sua ragion d’essere: «Conferma i tuoi fratelli!».
Icona eloquente di questa straordinaria stagione ecclesiale è la bara di abete con le spoglie di Giovanni Paolo II sul sagrato di Piazza San Pietro con le pagine del Vangelo che scorrono avanti e indietro, mosse dal vento, davanti agli occhi di tutta l’umanità.