Il Vangelo profuma di pane
C’è qui un ragazzo che ha con sé da mangiare! proprio come me, come te, come noi!
Questo ragazzo sta seguendo Gesù! proprio come noi!
Lui decide di condividere il suo pane con Gesù, per tutti! come facciamo noi?
Eliseo nella 1ª lettura e Gesù nel Vangelo dicono parole e compiono azioni che rispondono positivamente alle attese, ai reali bisogni dell’uomo nonostante ciò, ecco la risposta che ricevono: l’incomprensione!
2. …eppure, dopo la moltiplicazione, la folla pensava di eleggere Gesù loro re. Certamente con Lui come capo popolo, tutti i problemi economici sarebbero risolti… Ma il Signore la pensa in altro modo; quindi scappa e si nasconde. La gente non lo aveva capito. Ancora una volta Egli risulta incompreso. E noi, abbiamo colto la ragione profonda per cui Gesù operò questo miracolo? Perché lo ha fatto? Sicuramente una ragione è stata la solidarietà e l’amicizia verso la folla di persone che lo seguiva; ma, tutto qui?
Dopo anni di storia del cristianesimo appare chiaro che col miracolo della moltiplicazione dei pani, Gesù voleva preparare i suoi amici e tutti i credenti in Lui ad accogliere il grande mistero dell’Eucarestia. Ossia: il Verbo di Dio incarnato voleva restare con noi per sempre, e l’Eucarestia sarebbe stata la modalità, insieme misteriosa, eppure affascinante e saziante.
3. Al seguito di Gesù c’erano, allora come oggi, gli amici, gli apostoli, alcuni curiosi, i capi del popolo ed una folla numerosa. Qual è la risposta umana di fronte all’azione e alle parole del Signore?
Gli amici sono lì meravigliati per quanto è dato loro di vedere , e sgomenti per la misteriosità del significato dell’accaduto.
Altri solo entusiasti per l’aspetto fisico del miracolo: tutti hanno mangiato, tutti hanno saziato la fame del corpo ma nulla più.
Taluni lo rifiutarono. E Gesù guardò addolorato il loro rifiuto, il loro abbandono.
Il dolore del Signore è tanto grande quanto grande è la perdita che accade nella vita di coloro che lo lasciano. Certo Cristo ha saziato la fame fisica di quella folla perché apparisse con chiarezza che è intenzione di Dio «aprire la sua mano per saziare la fame di ogni vivente» (Salmo 144); ma col Suo gesto Gesù ha inteso saziare un’altra fame. Alla Sua mensa è saziata definitivamente la fame di senso dell’uomo, l’antica e mai conclusa ricerca di Dio quale significato dell’esistere umano.
4. In definitiva la Sua persona chiede a noi, semplicemente, di offrirgli il poco che abbiamo/siamo, il nostro vero bisogno insieme al nostro grande desiderio di Lui. Egli dal poco ci ha mostrato che può creare cose grandi. La solidarietà, la carità, la gratuità partono sempre dal poco, e con quel poco si riescono a realizzare opere di grande rilievo umano-sociale-cristiano. Questa è sempre la storia dei santi della carità nella Chiesa: avere nelle tasche solo «cinque pani» e con questi far crescere opere gigantesche che sanno saziare ogni uomo in profondità; una sazietà che non si estingue più, permane oltre i giorni stessi dell’uomo.
5. Nel vangelo c’è un diffuso profumo di pane. Ma alla memoria torna anche quel passo nel quale Gesù si rifiuta di trasformare in pane le pietre che Satana gli presenta. Certamente non è intenzione di Cristo Signore trasformare l’esistenza a suon di miracoli. Il pane per la nostra esistenza resta sempre legato al lavoro dell’uomo. Il pane, dunque acquista dignità quando è sudato , ma soprattutto quando è condiviso.
Così il pane, che è mio per il lavoro che ho svolto, diventa nostro per la decisione della condivisione… e diventa abbondante – per tutti – quando è messo nella mani di Cristo Gesù. Lui lo spezza, lo distribuisce , tutti se ne saziano e ne avanza.