Il tempo dell’attesa
Anche nel nostro tempo ci sono forti motivi per vigilare. E veglia davvero chi accoglie la verità del Vangelo, l’autorità dei comandamenti e non si fa offuscare la mente dalla notte dello spirito. Ora più che mai c’è la notte della verità per cui tutto è vero e allo stesso tempo tutto è falso: sembra che il Vangelo non valga più della nostra opinione. Ce la notte dei sentimenti, la crisi delle famiglie per la incapacità di distinguere tra il bene dell’amore fedele ed il peccato del tradimento. C’è la notte dei valori che non sono più compresi da menti dipendenti dalle droghe, dall’alcol, dalla abitudine al vizio con cui si convive fino dalla prima adolescenza. A questa gente frastornata si rivolge l’invito deciso dell’evangelista. Vegliate! Svegliatevi!
Siamo tutti chiamati alla responsabilità per i beni del Signore. Ognuno ha il suo compito battesimale in quella realtà salvata che aspetta il ritorno definitivo del Suo Signore. Pertanto la Chiesa nel suo insieme è la sentinella che deve tenere tutti attenti. Però ciascun cristiano ha un compito particolare per il bene comune: «Siate dunque vigilanti: lo dico a tutti». Il lavoro affidato deve essere fatto. Si tratta di beni non nostri ma del Signore. Non ci serve un regno qualsiasi, ma il Regno di Dio.
L’attesa del suo ritorno non può essere una attesa passiva, ma una attesa nella quale avremo tutto il suo aiuto per perfezionare la comunione di vita con Lui e tra di noi, in modo che al suo ritorno glorioso non lo troveremo diverso da come lo abbiamo amato e seguito. Il nostro operare sarà secondo il bisogno dei nostri fratelli e sorelle ai quali ci rivolgeremo con la sicurezza della fede, con la forza della ragione e con lo stupore sempre più grande per le sue meraviglie, con l’animo del Magnificat di Maria. Questi mezzi di intervento ce li ha dati in dono, non possono rimanere inutilizzati. Egli non è lontano, ma agisce con noi sino alla fine del tempo.