Il Signore si fa strada e la percorre con noi

La Parola oggi ci accoglie con dolcezza infinita, mettendoci subito al sicuro: Non sia turbato il vostro cuore. Parole di coraggio e di fiducia che il Signore, oggi,  consegna a ciascuno di noi. Una esortazione a continuare ad avere fede e Lui! Il Signore ci mostra la via attraverso le opere che il Padre fa in Lui. La fede non è qualcosa di cieco. Qui ciò che domina è vedere, credere, sapere, conoscere, mostrare. Nel Vangelo leggiamo: facci vedere, mostraci il Padre. Non è un vedere per curiosità, questo aiuta la nostra umanità a trascendere e a capire che noi non siamo autosufficienti ma viviamo una compartecipazione divina. Gesù dice che va a prepararci un posto per poi dimorare. Quanto è importante per noi avere una dimora, un posto che sia la casa dove stare con gli affetti più cari, con se stessi. Una chiarezza che toglie ogni turbamento, con la consapevolezza di stare li, dove sta Lui, passando per questa magnifica storia che è la vita. Sicuri che Lui va a preparaci un posto.

E Tommaso non esita a chiedere chiarimenti, non ha timore del Signore, vuole sapere: ma se non sappiamo dove vai, come facciamo a conoscere la via? E Gesù dice: Io sono la Via, la Verità, la Vita. Qui vi è una presentazione di Gesù chiara, diretta. Per conoscere il Padre bisogna conoscere il Figlio, è Lui la Via che ci conduce, che ci porta al cuore della nostra vita e della vita di chi ci sta accanto. Il Signore si fa strada, percorso, e la cosa sorprendente è che Lui la percorre con noi. Lui è la verità, non una dottrina da ripete a memoria, da imparare, non una legge da osservare ma nel dire IO SONO sta già la Verità, un’autorivelazione spesso usata nel quarto Vangelo per indicare la sua realtà profonda di inviato di Dio, e dirci che  è venuto a mostrarci il volto del Padre, un volto che esprime amore, fedeltà.

Il cristianesimo non è un sistema di pensiero o di riti, ma una storia e una vita (F. Mauriac). Il cristianesimo non è un sistema da burattini, ma è un credo di persone libere che scelgono di seguire il Signore e abitare nella sua dimora. Dice ancora io sono la vita. La vita è amore, amare e Lui ci mostra come vivere pienamente questo amore. In questo brano Tommaso sembra stordito, sembra non comprendere quanto ha detto il Signore, Filippo aggiunge: Mostraci il Padre e ci basta. Il nome Filippo significa gemello, e forse possiamo azzardare nel paragonarlo al nostro gemello, a volte increduli, dubbiosi ma desideroso di fare un cammino di conversione e apertura del cuore per arrivare a una piena adesione di fede. Filippo ha compreso che il problema sta che l’uomo non comprende pienamente chi è il Padre. Un desiderio che richiama ciascuno di noi. Tutta la vita dell’uomo è una continua ricerca del volto di Dio. E la risposta di Gesù sembra tagliente: ma come da tempo sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto Filippo? È proprio vero che a volte non ci accorgiamo di ciò che abbiamo davanti, i nostri occhi sono troppo offuscati da noi stessi. Filippo cerca ciò che, di fatto, ha.

Il riepilogo del Vangelo di Giovanni è in queste parole: Chi ha visto me ha visto il Padre. Entrare in relazione con Gesù significa entrare in relazione con il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Una domanda che spiazza, che tocca dentro e mette di fronte a una risposta. Le parole che dice provengono dal Padre, le sue opere sono compiute in lui dal Padre. Le parole e le opere di Gesù hanno quindi come unico scopo la rivelazione del Padre. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro credetelo per le opere stesse. Oggetto di questa fede non è una verità concettuale, un dire giusto per,  ma l’intima comunione di Gesù con il Padre dimostratoci attraverso le opere del Figlio. Credete a me! Ci dice-  Abbiate fiducia! Aver fatto l’esperienza che il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre, cioè vuol dire aver fatto l’esperienza dell’amore; io abito nel Figlio perché lo amo e in me abita il Padre perché mi ama e anch’io abito  nel Padre e lì ho trovato la mia dimora (Cfr. Fausti). Il Signore ci mette in condizioni di poter operare come ha fatto lui, ci dice che non solo compiamo opere ma le facciamo più grandi di Lui. L’opera più bella che noi possiamo fare è quella dell’amore reciproco, amare e fidaci di Colui che è per noi via che conduce alla vita nella verità.

Suor Tiziana Chiara Caputo