Il Signore ci regala un vestito nuovo

13 ottobre, 28ª domenica del Tempo Ordinario: «Il Signore preparerà un banchetto e asciugherà le lacrime su ogni volto» (Is 25,6-10); «Abiterò per sempre nella casa del Signore» (Salmo 22); «Tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4,12-14.19-20); «Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze» (Mt 22,1-14)

DI SILVANO PIOVANELLIGesù ha amato il segno del pasto nella sua vita. Non dette inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea manifestando la sua gloria durante un pranzo di nozze? E non partecipò al pranzo di gioia per la vocazione di Matteo, al pranzo del perdono per la peccatrice in casa di Simone il lebbroso, al pranzo della conversione in casa di Zaccheo il pubblicano, al banchetto dell’amicizia con Lazzaro, Marta e Maria, al banchetto dell’abbondanza messianica sui prati di Galilea con la moltiplicazione dei pani?

E non amò i suoi sino alla fine istituendo l’Eucaristia durante la cena pasquale dell’ultima sera della sua vita secondo la carne? E non fu durante la cena che ad Emmaus si manifestò risorto ai suoi discepoli a cui con le sue parole aveva riscaldato il cuore? E non fu proprio lui a preparare il pesce arrostito per gli Apostoli sulla spiaggia del lago di Tiberiade?

Gesù ha amato il segno del pasto e si è servito di questa immagine per parlarci del Regno di Dio. Non una sola volta (Lc 14,16-24; 14,10; Mt 8,11-12).

In questa domenica la pagina di Matteo ci presenta due parabole, unite fra di loro. La prima è quella degli invitati, che disprezzano l’invito al banchetto di nozze e la seconda, strettamente collegata, è quella dell’invitato senza la veste nuziale.Due messaggi molto forti. Il primo messaggioSiamo invitati ad un banchetto di nozze, ad una grande festa di amore e di gioia. Il Signore vuole che viviamo in comunione con Lui, nella consapevolezza che Egli ci chiama amici e vuole che la nostra gioia sia piena. Perché aver paura della felicità?

D’accordo: devi forse abbandonare i tuoi progetti, lasciare da parte i tuoi interessi immediati, metterti in cammino. Ma Gesù ti dice: chi avrà lasciato per causa mia e del Vangelo, troverà il centuplo e la vita eterna («Chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna»). Se ti ostinerai a rimanere attaccato alla tua vita (al tuo modo di pensare e di agire: ecco l’amor proprio!), perderai tutto, soprattutto perderai l’appuntamento con la gioia.

Il secondo messaggioIl secondo messaggio viene dalla seconda parte della parabola. Fa impressione la severità del re nei confronti dell’uomo senz’abito nuziale. Si può capire l’indignazione e la severità del re con gli invitati che disprezzano l’invito e uccidono i servi. Ma si resta interdetti dinanzi all’uomo senz’abito nuziale. L’uomo che, legato mani e piedi, viene gettato nelle tenebre, dov’è pianto e stridore di denti.Evidentemente, nella parabola la collera di Dio vuole attirare la nostra attenzione su qualcosa di essenziale. La veste nuziale è la grazia del Signore, l’amicizia di Dio, la sincerità del cuore, la coerenza della vita col Vangelo (potremmo dire: l’essere rivestiti di Cristo, Galati 3,27). È il re che tra i commensali scorge quel tale senza l’abito nuziale. Solo il Signore sa smascherare le nostre falsità. Lui sa anche, se riconosciamo sinceramente la nostra indegnità, darci il vestito totalmente nuovo della sua misericordia.