Il servo sofferente ci dice: «Chi vuole seguirmi prenda la sua croce»
Qui Gesù svela la vera dimensione della sua opera redentrice, un impegno che con l’aiuto della grazia dovrà assumersi chiunque voglia seguirlo come discepolo. Qui l’insegnamento di Giacomo sulla fede e sull’opera si fa davvero stringente. Una fede senza l’opera della passione non è una fede cristiana. Una fede che vuole salvarsi e non perdere nulla di questa vita, perderà tutto. Volersi salvare senza amore è un egoismo puramente umano e istintivo.
Qui sta il nucleo dell’azione intesa dall’apostolo Giacomo, senza di cui la fede è nulla: azione della completa dedizione di se stessi, sia a Dio, sia al prossimo. Questo è l’insegnamento e insieme è stato il comportamento di Gesù.
Non sfugge dai suoi nemici che lo percuotono, gli strappano la barba, imbrattano la sua faccia con sputi, lo mortificano con ingiurie. Dio gli dà la forza di rendere la sua faccia dura come pietra. Egli sa che in questo suo soffrire obbedisce e che Dio, accetta il suo sacrificio e non lo abbandonerà mai.
Certamente si compie una «causa giuridica» che ingloba tutto il mondo, un processo che secondo Giovanni (16, 8-11) viene condotto dallo Spirito Santo e che si conclude con la vittoria del Servo di Dio, del Figlio risorto e che ritorna al Padre.