Il profeta del presente

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto1 febbraio, 4ª domenica del Tempo Ordinario. Gesù è il profeta del futuro, ma è soprattutto il profeta del nostro presente per cui è indispensabile confrontarsi sempre con il Suo insegnamento. La sua Parola smaschera il male che è in noi. L’opera sua e nostra sarà compiuta quando lo spirito del male ci avrà lasciati liberi come l’uomo della sinagoga di Cafarnao. Vangelo: «Insegnava loro come uno che ha autorità»Nel Vangelo, in occasione di un esorcismo, l’insegnamento di Gesù viene riconosciuto come «un insegnamento del tutto nuovo», proposto «con autorità», cosa che fa «spaventare» la gente. La prova delle novità cristiana il popolo la vede nella scacciata del diavolo. La fuga del maligno però è al massimo la conferma dell’autorità di Gesù, non il suo insegnamento. All’inizio del brano evangelico che abbiamo letto c’è una annotazione molto chiara al riguardo: Gesù parla nella sinagoga, e «gli uomini erano molto colpiti dal suo insegnamento». In questo momento diventano visibili i suoi «divini pieni poteri» che lo distinguono dall’insegnamento «dei dottori della legge». Il nuovo insegnamento ci invita a riconoscere il male dal quale chiediamo la liberazione ogni volta che diciamo la preghiera del Padre nostro, quel male che non può stare accanto al Corpo di Cristo che riceviamo nella comunione. Gli insegnamenti che Gesù dà agli uomini sono infinitamente semplici e infinitamente esigenti. Nei tre anni di vita pubblica lo ripeterà più volte: amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi. Da ciò dipende tutta la legge e i profeti (cfr. Mt 7, 12). Questa è la perfezione raggiungibile dall’uomo, nella quale egli può e deve assomigliare al Padre celeste (cfr. Mt 5, 48). Certo che la conversione cristiana non può avvenire senza che si realizzi uno scontro aperto tra la signoria di Dio e quella del maligno. La resistenza del male e lo strazio cui assoggetta l’indemoniato nella sinagoga ne sono una conferma. Le persone presenti si intimoriscono e ammirano l’autorità di Gesù. Non sappiamo se tutti compresero che un tirocinio simile a quello dell’indemoniato liberato, in qualche misura dobbiamo farlo anche noi per liberarci dal peccato. II Lettura: «Uniti al Signore senza divisioni né interiori né esteriori»Nella seconda lettura, tratta dalla Prima Lettera ai Corinti, l’Apostolo Paolo a mò di esempio, distingue due categorie di uomini, i non sposati, più liberi di occuparsi della causa del Signore e gli sposati più legati alle cose del mondo. Certamente non vuole con tutto ciò distogliere dal matrimonio o dalle attività necessarie per il pane quotidiano, ma tutt’al più avvertirci su ciò che di solito avviene, che cioè le questioni del mondo diventano prevalenti, mentre quelle religiose sempre più opinabili. Attribuisce al celibato un certo primato («vorrei che tutti fossero come me», però aggiunge subito: «Ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio», per il quale è senz’altro possibile servire Dio «indivisi» e amare il proprio prossimo. Nello scorrere dei secoli il problema del celibato sacerdotale si è riproposto tante volte. Basterebbe ricordare quanto avvenne in merito anche nell’ultimo Concilio Ecumenico. La Chiesa Cattolica si riconosce nell’insegnamento Paolino. Chi è chiamato a condurre una Comunità cristiana ha tanti figli e tante figlie da amare e da confortare nella lotta contro lo spirito della carne e del sangue. Potrà essere umanamente tanto più libero ed efficace nel servire e donarsi a tutti, nella misura in cui si sarà spogliato dei propri problemi personali. I Lettura: «A Lui darete ascolto»All’insegnamento definitivo, che prima ancora di essere una regola di vita, sarà lo splendore del comportamento della persona che si dona con generosità e semplicità, allude già Mosè, quando nella prima lettura guarda avanti verso il Messia che deve venire e di cui Dio dice: «Voglio mettergli in bocca le mie parole». Sarà in Lui il compimento esatto di ogni cosa. A lui di conseguenza si dovrà guardare con grande interesse ogni giorno ed in ogni importante vicenda della vita. Nella Chiesa gli insegnamenti di Gesù hanno l’attualità e la continuità necessaria soprattutto attraverso la concretezza dei Sacramenti e della vita dei Santi di ogni tempo.