Il «pane» per il cammino

Celebriamo questa domenica la solennità del Corpo e Sangue del Signore, istituita da Papa Urbano IV nel 1264. Il Papa istituì questa festa perché si onorasse in modo solenne e festoso la reale presenza di Gesù Cristo nell’Eucarestia, «con  culto gioioso e popolare e con il canto di inni», scrive. Nell’istituzione della festa certamente influì anche il miracolo eucaristico di Bolsena, avvenuto l’anno prima. Nella bolla di indizione, Urbano IV non parla di Messa o di Processione, ma dal secolo successivo fu proprio la processione a caratterizzare tale solennità fino ai giorni nostri. La processione del Corpus Domini è divenuta talmente significativa da essere l’unica obbligata dal Diritto canonico (il libro che contiene le norme della Chiesa). Oggi, quindi, dovremmo riflettere proprio sul significato che ha la processione eucaristica, e sui contenuti di fede perché non si riduca ad una manifestazione folkloristica priva di senso.

Tutto il significato della processione lo troviamo racchiuso in quell’«Ostia» che la comunità credente segue e «mostra», percorrendo le vie dove si abita, con devozione, ma anche con gioia come chiedeva già Urbano IV. Pertanto sono due i punti su cui riflettere. Il primo è costituito dalla risposta alla domanda «CHI è quell’ostia?».

Il secondo ci induce a rispondere ad un altro interrogativo: che senso ha «camminare» «dietro» e «con» essa per le vie dei nostri abitati? Primo punto, dunque: «Chi è quell’Ostia?». Per rispondere a questa domanda non abbiamo altro che le parole di Gesù al termine della «Cena dell’Ora» (Ultima Cena), quando dando il pane e il calice del vino agli apostoli, disse: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo offerto,… Prendete e bevete, questo è il calice del mio sangue versato,…».

L’«Ora» di Gesù, lo sappiamo bene, è la sua esaltazione sulla croce che redime gli uomini dal loro peccato. Ma perché quella morte ha questo potere? Dice Benedetto XVI: «Facendo del pane il suo Corpo e del vino il suo Sangue , Egli anticipa la sua morte, l’accetta nel suo intimo e la trasforma in un’azione di amore. Quello che dall’esterno è violenza brutale – la crocifissione – , dall’interno diventa un atto di amore che si dona totalmente. E’ questa la trasformazione sostanziale che si realizzò nel cenacolo,…».

E’ per questa intensione di amore che siamo salvati. Dicendo, poi, di ripetere quanto fatto da Lui, Gesù ci invita a entrare nella sua «Ora». L’«ora» di Gesù è l’ora in cui vince l’amore. «In altri termini – dice ancora Papa Benedetto –  è Dio che ha vinto, perché Egli è l’Amore». Con la celebrazione dell’Eucarestia noi siamo chiamati a entrare in quel processo di trasformazione che il Signore ha di mira e che ha iniziato proprio là nel Cenacolo.

Partecipare all’Eucarestia, pertanto, è il segno distintivo del cristiano, tanto che si potrebbe dire che un battezzato che non partecipa all’Eucarestia non è un cristiano consapevole di esserlo.  Tuttavia, evidentemente, la partecipazione esteriore non è significativa se manca l’adesione del cuore e della volontà a mettere in atto, per quanto ci è possibile e in modo progressivo, la trasformazione della nostra esistenza nel dono totale di noi stessi seguendo quanto ha fatto il nostro Maestro e Signore Gesù Cristo.

Consideriamo, ora, la seconda domanda che ci siamo posti: che senso ha «camminare» per le vie dove abitiamo con l’Eucarestia? Rimanendo nell’ambito delle considerazioni fatte, molto altro ci sarebbe da dire, mi pare che si possano fare queste riflessioni. Prima riflessione: con la processione del Corpus Domini la comunità cristiana mostra che vuole stare in mezzo alle case degli uomini, vivere con loro e contribuire alla trasformazione del mondo e, soprattutto, della convivenza umana, come c’è stato Gesù, quindi, con il dono totale di sé. Seconda riflessione: «camminando» con l’Eucarestia vuole anche indicare a tutti dove essa trova la forza, il sostegno per il cammino della vita di cui la processione è un segno. Camminando «con» e «dietro» all’Eucarestia, noi cristiani diciamo a tutti che la forza, il sostegno e il coraggio per la trasformazione del mondo si trova solo in Gesù presente nella pienezza del suo amore in quel «Pane».

Non posso terminare la mia riflessione senza porre a me e a quanti hanno la bontà di leggermi alcuni interrogativi: «credo» davvero nel bene immenso che è l’Eucarestia? Mi accontento di parteciparla o mi impegno anche a viverla? Quanti mi/ci vedono «camminare» con l’Eucarestia, riconoscono in noi, nel nostro modo di vivere alcuni tratti del volto di Gesù Crocifisso e Risorto, dono del Padre per tutti gli uomini? In questo Anno della Fede posso/possiamo dire che oltre ad approfondire la nostra personale adesione a Cristo, abbiamo anche cercato di far incontrare Gesù a chi mai l’ha conosciuto, o di farlo ri-conoscere a chi, pur battezzato, L’ha perso di vista? Per l’impegno della comunità cristiana di cui facciamo parte possiamo dire che la conoscenza e l’amore per Gesù Cristo Crocifisso e Risorto è cresciuto?

Preghiamo: «Buon Pastore,vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi».