Il pane moltiplicato, un segno d’amore

Domenica 18ª del Tempo Ordinario. In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. (Giovanni 6,26).DI BENITO MARCONCINILa moltiplicazione dei pani operata da Gesù entusiasma la gente che lo ricerca ansiosamente, senza tuttavia capirlo nelle sue intenzioni profonde. La folla considera il gesto di Gesù soltanto nell’aspetto esteriore, nella dimensione strepitosa che è sazietà a buon mercato e sicurezza del pane. Il gesto di Gesù nasconde una realtà più profonda, racchiude il mistero della sua persona, quello che l’evangelista, evitando il termine miracolo, chiama «segno». C’è un legame tra la sua persona e il pane nel quale egli ha racchiuso il suo amore: comprenderlo come segno è far riferimento all’amore che l’ha provocato. Moltiplicando il pane Gesù non si è limitato a donare qualcosa, ma nel pane ha donato se stesso.

La nozione giovannea di «segno» illumina la vita dell’uomo in più aspetti. Invita a leggere in profondità la parola di Gesù, come quando parla ad esempio di «nascita» (fisica e dallo Spirito) o di acqua (disseta ed è simbolo della Parola), valorizza nel gesto la capacità della persona di comunicare se stessa, appella a concepire la vita come donazione; spinge a vedere il creato come invito a ricercare la bellezza, potenza e misericordia di Dio. Ora vediamo Dio attraverso i segni, in attesa di vederlo faccia a faccia senza mediazioni.