Il pane che sazia
Comincia oggi quello che nel Vangelo di Giovanni è chiamato il «discorso sul pane di vita». All’inizio noi siamo con la folla in una situazione di mancanza: «Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli». Le persone che hanno mangiato il pane moltiplicato, hanno perduto Gesù e lo cercano.
Ma chi cercano? Rincorrono il taumaturgo, cercano colui che ha saziato la loro fame, colui che ha risolto il loro problema immediato e materiale. Per questo Gesù li rimprovera: «mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato… e vi siete saziati». La gente non aveva colto la portata vera di quel segno (il pane moltiplicato nel deserto). Anzi. Presi dall’entusiasmo di avere un profeta in grado di dare pane in abbondanza e con poco sforzo, avevano cercato di prenderlo per farlo re e lui si era ritirato e nascosto da loro sul monte (Gv 6,14-15). È facile per tutti – anche per me, anche per te – «perdere» Gesù, perché non ne accogliamo la Parola, ed è facile ricercarlo solo per il proprio interesse e il proprio vantaggio.
Gesù inizia con una vigorosa contrapposizione tra «il cibo che perisce» (il pane che nutre il nostro corpo) e «il cibo che dura per la vita eterna» (l’Eucaristia di cui il pane moltiplicato è segno sacramentale: Lui è il vero pane disceso dal cielo).
«Una fame e una sete che diventano sorgente zampillante»(cf Gv 4,14)! Gesù non viene a togliere agli uomini, semplicemente, la fame dello stomaco, né a dire loro che i bisogni materiali non sono importanti e devono farne astrazione. Egli obbliga a scavare il desiderio e i bisogni. L’uomo non può vivere facendo astrazione dal mondo in cui respira e si nutre. Né può vivere senza mettersi in relazione con gli altri e, finalmente, con lo stesso Signore Dio. È questo che Gesù propone all’uomo di tutti i tempi. Anche all’uomo di oggi. Questo sazia veramente, disseta davvero. Questo fa vivere.
*cardinale