Letture del 5 ottobre, 27ª domenica del Tempo Ordinario: «I due saranno una sola carne» (Gn 2,18-24); «Ci benedica il Signore, fonte della vita» (Salmo 127); «Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine» (Eb 2,9-11); «L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto» (Mc 10,2-16)DI ICILIO ROSSIIl tema obbligato per questa domenica, quando questo costituisce giustamente motivo di approfondimento e di preoccupazione nella Chiesa, ci offre, attraverso la Parola di Dio, la sollecitazione a ripensare l’amore coniugale quale elemento-fondante del matrimonio. A differenza dell’epoca patristica e scolastica, dal Tridentino in poi ci si è molto impegnati sugli aspetti morali e giuridici, non altrettanto per l’aspetto teologico. Anche attualmente dovrebbe essere più curato tale aspetto, perché i due cristiani chiamati a sposarsi, possano vedere il matrimonio come vero Sacramento della fede, lo assumano nella fede, lo vivano nella fede.«Ci benedica Dio fonte della vita»Si tratta di una invocazione e di una affermazione insieme. Del resto è quanto a più riprese, la Scrittura ripete, dando contenuti alla Teologia del matrimonio. Possiamo così riscoprire il disegno di Dio, per cui è doveroso affermare che il matrimonio nasce dall’amore del Dio della creazione (Gen. 2). La creazione infatti non ha il suo culmine in quella dell’uomo ma piuttosto nella creazione della coppia. Adamo è triste perché è solo e Dio gli crea la donna, perché non è bene che rimanga in questo stato! Ed Egli creò la donna con una definizione ben determinata: abbandonerà suo padre e sua madre (mistero di comunione), e sarete fecondi (mistero di procreazione). Tutto questo che ha origine da Dio secondo il Libro della Genesi, troverà completezza e conferma nelle tre conclusioni di Gesù secondo il Vangelo di Matteo per cui gli sposi li unisce Dio, con una unione profonda («non saranno più due»), ed allora «ciò che Dio ha congiunto, l’uomo non può separare» (v. 6) Per colui che crede, il matrimonio nasce sacro.Ministero coniugaleÈ necessario a questo punto riflettere per meglio comprendere, sulla differenza tra il matrimonio nel Vecchio Testamento e il Nuovo e Dio, che si rivela certamente come creatore e giudice, soprattutto si rivela quale Dio che vuole «dare e ricevere amore». L’Alleanza conferma questa verità ma il grande segno di questa misteriosa realtà è l’amore coniugale. «Ti farò sposa per sempre» (Osea), e «non ti chiamerò più abbandonata» (Isaia). Ma è nel Nuovo testamento che il disegno sul matrimonio raggiunge la sua pienezza. S. Paolo nella lettera agli Efesini ci stimola alla scoperta per cui il matrimonio dei cristiani non si capisce se non si guarda alla realtà nunziale CristoChiesa. Cristo è l’espressione dell’amore di Dio per gli uomini, la Chiesa nuovo Israele e nuovo Popolo, famiglia dei figli di Dio. Il capovolgimento ci porta a riflettere, intorno al Vecchio Testamento, in questo modo: «vuoi capire l’Alleanza di Dio con te? Guarda due sposi che si amano»! Il nuovo Testamento, alla stessa domanda di come ci si deve amare da sposi risponde: «guarda come Cristo ama la Chiesa, per lei si sacrifica fino a dare la vita».«I due saranno una carne sola»Siamo di fronte alla novità più consistente della Rivelazione sull’amore, che trova riscontro anche nell’amore umano se questo è vero amore. Il mio amore, è mio come io sono sua» (C.C.2,16). Esclusività e reciprocità del possesso si manifestano in tale progettazione di amore, per cui nella pienezza di questo, il «mio» e il «tuo» appaiono rovesciati: l’uno non si appartiene più, come del resto l’altro. Rinuncia alla propria appartenenza, dimenticanza di sé per l’altro, creano le condizioni per cui «l’amore è essere felice perché si è fatto felice l’altro». Non si possiede realmente se non ciò che si dona e colui al quale ci si dona. Il Sacramento che ha il suo fine nella comunicazione della Grazia di stato e nella permanenza di questa per tutta la vita completa, la reciprocità dell’amore e la sua sacralità in ogni suo gesto. Siamo nel giusto se iniziamo a vedere il matrimonio come vicino ai Sacramenti «consacranti».