Il lebbroso guarito
L’incontro di Gesù con il lebbroso, che invoca da lui la guarigione, rivela l’elemento del tutto nuovo del suo comportamento rispetto a quello rabbinico. Gesù lo lascia avvicinare e fa qualcosa di impensabile per un ebreo: lo tocca con la mano. Egli è appunto il salvatore mandato da Dio, principalmente non a fare il medico, ma a curare lo spirito degli ammalati (mentre i sani non hanno bisogno del medico (Mt 9, 12) Il contatto col lebbroso non rende immondo Gesù, come avevano stabilito i rabbini; avviene il contrario: il contatto di Gesù purifica l’ammalato. Per significare che Gesù prende su di sé la malattia più grave dell’uomo, il suo peccato. Ma tutto questo non avviene quietamente, il testo greco parla di una indignazione di Gesù («lo ammonì severamente») di fronte alla miseria degli uomini che Dio non ha voluto, e nemmeno ha voluto castigare in modo eccezionale con la lebbra. E per tranquillizzare coloro che potevano pensare che così facendo abolisse la legge di Mosè, allora vigente, manda il risanato dal sacerdote che deve constatare la guarigione. «In testimonianza per essi». Significa due cose: affinché essi riconoscano che io posso guarire i malati, ma capire anche che non elimino la legge, ma la osservo. Il fatto che l’uomo non osserva, il dovere di tacere impostogli pesa notevolmente sull’attività di Gesù: non può più mostrarsi in nessuna città, non vuole essere trattato come un guaritore.