Il lebbroso guarito

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto15 febbraio, 6ª domenica del Tempo Ordinario. I l lebbroso reso puro dal tocco di Gesù ha fatto esperienza del suo amore  e soprattutto del suo perdono. Nel cammino verso la Pasqua Gesù si caricherà del male di tute le persone, anche di quelle non lebbrose, compreso il nostro peccato, e lo porterà sulla sua croce. I Lettura: «Sono un impuro»La prima lettura descrive la condizione tragica dell’ammalato di lebbra. È necessario saper che quando uno veniva colpito dalla lebbra, non essendoci altro modo sicuro per  salvarsi dal contagio, veniva allontanato dalla città. Non poteva rientrare e se per caso incontrava qualcuno doveva essere appunto l’ammalato a gridare «impuro», perchè nessuno si avvicinasse. È ciò che un peccatore grave dovrebbe fare nella chiesa, perché fino a che rimane  la sua colpa, infetta gli altri, e non dovrebbe ipocriticamente nascondere il suo distacco dalla «comunione» dei santi. Una condizione molto triste quella dei lebbrosi che certamente avrà causato molti dolori familiari. La gravità della condanna faceva pensare che i rabbini attribuissero all’ammalato di lebbra, o a qualcuno dei suoi familiari una grave trasgressione per meritare una tale pena. A partire da questa disposizione rabbinica era semplice per un ebreo considerare ogni sciagura punizione o addirittura vendetta di Dio. Purtroppo il lebbroso doveva prenderne coscienza  suo malgrado, e ripeterlo agli altri perché non fossero contagiati e per di più  ritenuti colpevoli, come era accaduto a lui.Vangelo: «Lo voglio: sii puro dal peccato e guarito dalla lebbra»

L’incontro di Gesù con il lebbroso, che invoca da lui la guarigione, rivela l’elemento del tutto nuovo del suo comportamento rispetto a quello rabbinico.  Gesù lo lascia avvicinare e fa qualcosa di impensabile per un ebreo: lo tocca con la mano. Egli è appunto il salvatore mandato da Dio,  principalmente non a fare il medico, ma a curare lo spirito degli  ammalati (mentre i sani non hanno bisogno del medico (Mt 9, 12) Il contatto col lebbroso non rende immondo Gesù, come avevano stabilito i rabbini; avviene il contrario: il contatto di Gesù purifica l’ammalato. Per significare che Gesù prende su di sé la malattia più grave dell’uomo, il suo peccato. Ma tutto questo non avviene quietamente, il testo greco parla di una indignazione di Gesù («lo ammonì severamente») di fronte alla miseria degli uomini che Dio non ha voluto, e nemmeno ha voluto castigare in modo eccezionale con la lebbra. E per tranquillizzare coloro che potevano pensare che così facendo abolisse la legge di Mosè,  allora vigente, manda il risanato dal sacerdote che deve constatare la guarigione. «In testimonianza per essi». Significa  due cose: affinché essi riconoscano che io posso guarire i malati, ma  capire anche che non elimino la legge, ma la osservo. Il fatto che l’uomo non osserva, il dovere di tacere impostogli pesa notevolmente sull’attività di Gesù: non può più mostrarsi in nessuna città, non vuole essere trattato come un guaritore.

II Lettura: «Siate i miei imitatori come io lo sono di Cristo»Nella seconda lettura l’apostolo Paolo cerca  tutto il possibile per assomigliarsi al Maestro. Non può prendere su di sé i peccati degli altri: «forse Paolo è stato crocefisso per voi?» Ma può accogliere i malati fisicamente e spiritualmente, donare ad essi guarigione  nella forza di Cristo. È un grande servizio come  quello di Gesù che ha patito al nostro posto. Paolo ha presente tutto il percorso della vita di Gesù. Mangia con i peccatori e si attira le critiche  degli osservanti farisei. Tocca i lebbrosi che  sono impuri diventando così impuro anche  Lui secondo la Legge. Purità e contaminazione come si vede non appaiono più valori assoluti  nel mondo di S. Paolo. Ci può essere una purità che uccide  se è un motivo per abbandonare a se stessi gli sventurati,  ed un contagio che risana se desta la compassione e l’intervento di Dio. Nei tre anni della vita pubblica questo scambio è diventato il metodo di lavoro di Gesù: si carica di tutto il male che incontra per donare la sanità e la  grazia. Guarisce gli ammalati, perdona i peccatori, educa gli apostoli, ammonisce Erode e Pilato… si caricherà di tutto il male del mondo, compreso quello che facciamo noi, per portarlo sulla croce. E così opera la redenzione di tutti.