Il grido di Cristo

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto5 aprile, Domenica delle Palme. Le prime due LettureLa lettura evangelica della Passione è preceduta secondo lo schema solito delle domeniche da altre due letture. Quella dell’Antico Testamento pone l’accento sull’atteggiamento del servo di Dio di fronte al dolore. Egli soffre senza difendersi, sapendo che Dio vuole così e che quindi lo assisterà.

La seconda lettura, tratta dal Nuovo Testamento, descrive la perfetta obbedienza del Figlio di Dio fino alla morte in croce. Siccome l’obbedienza di Gesù vuol essere anche un esempio di obbedienza per noi ed un esempio di sopportazione del dolore, al fine di motivare e di rendere accettabili questi difficili percorsi, viene raffigurata la conseguente elevazione pasquale, senza di cui il dolore di Gesù, e ogni dolore del mondo, sarebbe incomprensibile. Per il credente che ascolta il racconto della passione, questo avvenimento deve apparire come opera dell’amore divino, che sfocerà nella Pasqua. Il realismo della via crucis però non può essere mitigato mediante questo sapere anteriore «tanto finirà tutto bene», ma lo si deve considerare quanto più seriamente possibile. Questo è desiderio di Dio e, nel suo nome, della Chiesa.

Racconto della Passione secondo il Vangelo di S. MarcoIl teologo H.U.V.Balthasar nel commento della Passione di Marco evidenzia i tre aspetti che riporto di seguito.

Lo spreco. Non inutilmente al principio sta il racconto dell’amorevole spreco dell’olio di nardo a Betania. Gesù respinge ogni critica: la donna ha fatto la cosa giusta, Lo ha unto (Messia significa 1’Unto) per la sua morte: un’azione definitiva della Chiesa amante, che ha validità fino alla fine del mondo. Lo spreco è il primo atteggiamento cristiano, solo dopo viene la carità calcolatrice per i poveri. Dopo che la sua morte è diventata certezza con il tradimento di Giuda, Gesù si spreca in modo ancora più illimitato nella sua Eucaristia. Tutti bevono in anticipo il sangue versato, e questo avverrà così fino alla fine del mondo: tutta la passione sta nel segno di questo perfetto autospreco dell’amore di Dio per il mondo.

Il tradimento generale. L’atteggiamento degli uomini nella passione viene riferito con un realismo che confina con la crudeltà. E come una raccolta di tutti i pensabili peccati che essi commettono in Gesù contro Dio stesso. Prima il sonno dei discepoli che erano stati scelti per pregare e vegliare con Lui: un addormentarsi che purtroppo continua nella storia della Chiesa.

Poi l’aperto tradimento per un vantaggio materiale, e questo con la piena conoscenza di Gesù non solo del tradimento dell’un discepolo, ma del rinnegamento dell’altro, su cui dev’essere costruita la Chiesa, infine la vile fuga di tutti.Il fatto che il tradimento avviene con un bacio sarà una cosa che si ripeterà. E la generale fuga di coloro che sono chiamati all’imitazione è così connotata dalla confusione che ci sarà chi si lascerà strappare l’ultimo vestito. Fin qui i discepoli. Poi il popolo eletto rinnega in pubblico giudizio il suo Messia, che viene consegnato ai pagani, e impedisce (con la scelta di Barabba) la sua liberazione per imporre la crocifissione. Giudei e pagani si superano a vicenda in ogni forma di ingiuria. I giudei si esalteranno nella sua umiliazione e derisione che non cesseranno nemmeno quando Lui sarà morente in Croce. I pagani si esprimeranno attraverso l’incertezza calcolatrice di Pilato e attraverso la forza bruta dei loro soldati specializzati nella tortura corporale.

L’ultimo grido. L’ultima parola di Gesù dalla croce è un grido di sofferenza inaudita «Perché mi hai abbandonato?» A questo «perché» non si dà ora nessuna risposta. Niente ora può essere alleggerito. Perciò la vita del Salvatore del mondo finisce con un «grande grido», in cui egli in senso non solo umano, ma divino-umano, dà espressione all’ingiustizia fatta a Dio dalla storia del mondo, all’inconcepibile ignominia. E proprio questo grido con cui egli muore porta il centurione per primo alla fede.