Il deserto, uno spazio per l’ascolto

Letture di domenica 7 dicembre, seconda domenica d’Avvento: «Dio mostrerà il suo splendore in te» (Bar. 5); «La nostra lingua si sciolse in canti di gioia» (Salmo 125); «Siate integri e irreprensibili per la venuta del Signore» (Fil. 1); «Avvenne la Parola di Dio su Giovanni» (Lc.3)

DI ICILIO ROSSIAd altri e in altri momenti, come opportunamente farà la liturgia durante tutto l’Avvento, il compito di creare quel clima di attesa offerta dalla tematica del Dio che viene per abitare in mezzo a noi. Invece la riflessione che intendo proporre, si avvale di «luoghi e persone» che ci introducono al mistero di questo tempo sacro, aiutandoci a capire, nei tessuti dei nostri rapporti quotidiani, quali siano i veri valori che contano. «Avvenne la parola di Dio su Giovanni», su colui che predicava nel deserto un battesimo di penitenza. Non sarà mai cosa da poco vivere questo dono della Parola non già come oggetto su cui rimuginare soltanto, ma piuttosto come messaggio che irrompe nella vita della persona e dell’umanità per realizzare ciò che significa. Un luogo, il desertoIl deserto: non a caso vi si trova Giovanni il Battista, quando lo stesso Gesù sembra preferirlo, sì da cercarlo per recarvisi spesso e portare con sé anche i discepoli. E non sarà mai consentita l’interpretazione del recarsi nel deserto per «riposarsi un poco» come assenza, alienazione o solo riposo sia pur doveroso per le stanche membra, ma piuttosto come abbandono a Lui, il Signore, che ci conduce all’esperienza umana di povertà, di fedeltà e di comunione. Non c’è dubbio come l’uomo sia messo a tu per tu con la propria miseria, con i propri fallimenti e delusioni. Solo nel silenzio interiore che sarà mai configurabile con il mutismo, l’uomo può conoscere a fondo l’asprezza della vita, il suo peccato, fino a scoprire la propria idolatria. Nello stesso tempo, anche attraverso la prova, fosse anche punitiva, se l’uomo sa capire, incontra un Dio non solo misericordioso ma un Dio–Misericordia. «A te Signore innalzo l’anima mia»Il deserto dice anche silenzio ed è questa l’atmosfera che caratterizza l’attesa del grande evento. «Se vuoi saperne di più, non chiedere alla parola ma al silenzio», diceva S. Bonaventura, eco di quanto già insegnavano i Padri del deserto: «Chi non dice nel suo cuore, io e Dio siamo soli, non avrà mai riposo». Il deserto: e perché anche il silenzio? Abbiamo bisogno di percepire la vanità delle cose divelte dal piano di Dio, nello stesso tempo di percepire la presenza di colui che è pienezza di energia, fino ad arrivare a sentire il bisogno di lasciarci cercare da Lui. Infatti Dio si dona completamente solo a colui che si abbandona interamente. Questo è il motivo del silenzio interiore, per una preghiera vissuta nel segreto, nel ritiro della tua stanza. Il Battista, progetto per tuttiQuando Giovanni usa le espressioni per le quali le vie storte debbono essere raddrizzate, i burroni colmati, le alture abbassate, altro non fa che testimoniare di persona e segnare la strada giusta per l’accoglienza della Parola. Il silenzio vero, l’ascolto favorito dal deserto, costituiscono la condizione indispensabile per il divenire della Parola destinata a farsi nella nostra vita «Voce che grida nel deserto!».

Questa che per gli uomini spesso è espressione di inefficacia e di fallimento dei propri tentativi, per il Battista e per il credente diviene strada sia pur sempre difficile, ma altrettanto capace di imprevedibili realizzazioni. In questo tempo di Avvento, dovremmo, perciò, preoccuparci di nutrirci di ogni Parola che esce dal cuore di Dio. Al di sopra di ogni facile sentimentalismo di questo periodo, aprire vie nuove, come esorta il Battista, significa avere chiara la strada da percorrere, la meta da raggiungere e soprattutto l’attrezzatura adatta! La figura del Battista dice preghiera, silenzio, penitenza, conversione, tutte cose contrarie all’indifferenza, alla superficialità, all’orgoglio: è il continuo venire di Dio che richiede, per un’Attesa Vera, tale atteggiamento.