Il cristiano e l’impegno nella società

19 ottobre, 29ª domenica del Tempo Ordinario. Una riflessione attenta sul Vangelo e anche sulle altre due letture di questa domenica, dà  le motivazioni necessarie al cristiano che vuol vivere apertamente  la sua fede nella società e nella politica.

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto Vangelo: Gesù risponde ad una domanda tranello con una risposta più grande della domanda (Mt 22,15-21)Con la domanda a Gesù se si può o non si può pagare le tasse all’imperatore, gli si vuole nel Vangelo tendere una trappola. Sul piano in cui spiritualmente si muovono coloro che domandano sembra che egli non possa sfuggire al tranello. Se dice sì, si mette contro tutti gli ebrei i quali indistintamente speravano di liberarsi dalla dominazione  romana e stimavano ingiusta l’imposizione di pagare il  tributo a Roma. Se dice no, allora si pone sul fronte degli zelati, una specie di guerriglieri che si sono dati alla teologia politica della liberazione, e Gesù diventa un ribelle segreto o aperto contro il dominio romano. Tutto questo, oltre che esporlo al pericolo dei Romani, avrebbe rappresentato una grossa ambiguità per la  sua missione universale. Sul piano politico, cioè sul piano che importa a chi domanda, non c’è un terzo intermedio, una soluzione alternativa. Ma Gesù non si lascia portare su questo piano: lascia intendere che la domanda è legittima  ma la supera e la relativizza. I giudei, come «popolo carnale», hanno aderito a quel piano, benché non ci fosse stata necessità; i cristiani seguiranno l’elevazione di Gesù e si sentiranno responsabili a partire da una concezione più alta  nella quale Dio e  Cesare, pur avendo ciascuno dei due dei diritti propri non sono sullo stesso piano. II Lettura: L’imperatore  non è un Dio (1 Ts 1,1-5)La seconda lettura, in cui Paolo annuncia ai tessalonicesi la parola di Dio «con potenza (ma non politica) e lo Spirito Santo», segna  l’avvio di una tutt’altra teologia della liberazione.

Gesù, ritornando al Vangelo, chiede di vedere una moneta con l’immagine e l’iscrizione dell’imperatore e dà ad essa una prima risposta: «Date a Cesare quel che è di Cesare». Il potere dell’antico dominatore arriva fin dove arriva la sua moneta. A Roma c’era un imperatore, in India c’era un altro imperatore il quale aveva una sua moneta diversa da quella di Roma. Dio invece  era lo stesso a Roma e altrove. Il potere di Cesare è limitato, sta largamente sotto il potere di Dio. Qui ci aiuta a chiarire  la prima lettura: Dio ha dato al re Ciro con l’incarico politico anche un incarico religioso: avrà il compito di lasciar tornare a casa gli israeliti deportati e di ricostruire il tempio. Nello stesso tempo dà incarichi diversi  al re  Ioiackim tramite il profeta Geremia perché si sottometta al re di Babilonia invece di fare della «teologia» politica contro di lui. Gesü con la sua risposta sembra abbia dato una risposta politica; ma egli la pronuncia a partire da un piano più alto, come indica il seguito.

I Lettura: A Dio siamo debitori  di tutto (Is 45,1.4-6)«Date a Dio ciò che spetta a Dio». A Dio spetta tutto, perché l’uomo è creato non ad immagine dell’imperatore, ma ad immagine di Dio, e Dio è  al di sopra di tutte le potenze terrene. I re si sentono come potenze sacrali, pretendono attributi divini; Gesù disincanta questa sacralità, Dio è l’unico Signore, e ai dominatori viene lasciato nel migliore dei casi un feudo del quale prendersi cura su incarico di Dio.  Per questa idea i cristiani avranno da sanguinare nella  storia della Chiesa. Per questa idea sanguinano oggi i cristiani in India e in altre nazioni. Gesù non commenta affatto  questa domanda circa la pretesa dell’autorità mondana. L’unica cosa che gli sta a cuore è che Dio abbia tutto ciò che gli spetta, e  gli spetta realmente ogni cosa, sia naturale che sovrannaturale. E là dove una potenza mondana si ribella contro questo tutto, e pretende per sé questo tutto, Egli farà resistenza e i suoi con lui. Egli riconosce il potere di Pilato di crocifiggerlo, ma solo come un potere datogli dall’alto. Così anche  Pilato  pur non sapendolo si adegua alla volontà del Padre.