Il Buon pastore
Nell’ambito puramente naturale ciò è difficilmente concepibile, ma nell’ambito della grazia diventa la verità centrale, perché diventa comprensibile solo con l’aiuto delle altre parole della parabola: il fatto che il pastore conosce le sue pecore e queste pure istintivamente lo conoscono è per Gesù soltanto il punto di paragone per una tutt’altra conoscenza: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre».
Qui non si tratta affatto più di istinto, ma della più profonda reciproca conoscenza, come essa è nell’assoluto amore trinitario. E se Gesù applica questa suprema conoscenza d’amore all’intima reciprocità tra sé i e i suoi, egli solleva questo rapporto molto in alto sopra quella suggerita dalla parabola. E così si fa anche chiaro che il primo aspetto della parabola (dono della vita per le pecore) e il secondo (conoscenza reciproca) si trovano non l’uno accanto all’altro, ma l’uno dentro l’altro: poiché la conoscenza tra il Padre e il Figlio fa tutt’uno con il loro perfetto reciproco amore. Pertanto anche la conoscenza tra Gesù e i suoi, implica l’unità di conoscenza e di dedizione della vita dei cristiani per il loro Signore.