Il banchetto dell’Alleanza

12 ottobre, 28ª domenica del Tempo Ordinario. La Storia della salvezza nel suo lungo cammino attraverso i secoli, così come ce lo descrive la Sacra Scrittura, è caratterizzato da tante offerte divine e da risposte dell’uomo spesso segnate dal rifiuto. La durezza del cuore umano non pone fine alla misericordia di Dio

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto Vangelo e I Lettura: Il Regno: una vita felice possibile per tutti.Il re di cui parla il Vangelo di oggi è Dio Padre che prepara un pranzo di nozze per il Suo Figlio, per celebrare la sua totale dedizione alla Chiesa luce e fermento di tutta l’umanità. La descrizione del pranzo trova un testo parallelo nella prima lettura dove in anticipo, si descrive questo incontro di Dio con le genti invitate al monte di Dio. Vi dovranno partecipare tutte le nazioni, e allora sarà festa grande in questo incontro di amore. Il velo funebre che avvolgeva i popoli pagani confusi dai loro idoli è tolto: è scomparso ogni ombra di tristezza.

Nel testo della parabola parte di questo velo funebre sembra ricomparire, perché l’invito è fatto talmente generoso e importante, che non lascia alternativa, ad una umanità dura a convertirsi. Respingerlo significa morire. Tra Dio e l’umanità non solo rimane l’alleanza antica del Sinai, ma ne nasce una nuova. La nuova ed eterna alleanza. Il Padre nell’Eucarestia ci dona per sempre il Figlio, la cosa più cara e più grande che ha. E noi non solo siamo il suo popolo, ma diventiamo suoi figli perché redenti dall’amore e chiamati a vivere  nello Spirito la stessa vita del Figlio unigenito.

L’uomo tradito dall’orgoglio e dalla superficialità.Il peccato dell’uomo invitato al banchetto può essere duplice: il disprezzo della chiamata al banchetto, e l’andarvi senza sapere di che si tratta, quasi fosse un invito qualsiasi.

Gli indifferenti che rifiutano di partecipare sono occupati nei loro affari. Non capiscono che non c’è proporzione tra le nostre cose quotidiane per le quali ci si accapiglia in continuità, e la chiamata di Dio. A volte prevale la leggerezza. Anche una cosa da nulla fatta con le proprie mani diventa preziosa ai nostri occhi e nel nostro diario. Purtroppo siamo stati educati a crearci di questi idoli. Altre volte invece non riusciamo a concedere agli altri i nostri stessi diritti e prevale la rissa. Bambini che si graffiano per poi piangere tutti e due. È questa la cronaca nera quotidiana e tante volte degenera ancora verso la ferocia e la morte. Il profeta Geremia annuncia la fine di Gerusalemme e Gesù riafferma la fine della città terrena. Questi pronunciamenti urtano la sensibilità di tanti i quali anziché convertirsi pensano che si potrebbe annunciare un Vangelo meno duro, così sarebbero in più ad accoglierlo.

Il secondo peccato è la mancanza di consapevolezza e di riflessione per cui un invitato entra nella stanza della festa come se entrasse in una taverna. Il re, pensa tra sé, dovrà essere contento perchè io non faccio come tanti altri, io sono venuto. Faccio quello che c’è da fare, mi metto in fila per andare a prendere il pane. Quest’uomo viene interrogato: Hai una minima idea di quello che fai, del cibo prezioso che ti viene offerto? A tanto quell’uomo non seppe cosa rispondere. Forse dopo la sua espulsione dalla sala avrà capito quanto ha perduto con la sua leggerezza. La veste nuziale non è la maschera della persona, ma l’intimo della persona che irradia di nobiltà tutti quelli che hanno risposto all’invito.

II Lettura: Il valore della Chiamata.Per S. Paolo è indispensabile comprendere lo spirito della chiamata. La chiamata significa che Dio conosce e stima la nostra persona. S. Teresa di Lisieux esprimeva questo pensiero con l’immagine di Gesù bambino che gioca con una piccola palla di gomma. A volte se ne dimentica e poi la ricerca per portarla altrove, per darle un calcio. A lei bastava essere questa piccola palla. Il ricordo del Signore era la cosa più grande che potesse desiderare. Dopo la chiamata S. Paolo si sente iniziato a tutto, alla povertà, alla ricchezza, alla fame, alla sazietà… tutto diventa bello e nobile quando si segue il vero maestro della nostra vita. «Tutto posso in colui che mi conforta».