I segnali che ci indicano il cammino
Letture del 19 marzo, 3ª domenica di Quaresima: «Il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre» (2 Sam 7, 4-5.12-14.16); «Tu sei fedele, Signore, alle tue promesse» (Salmo 88); «Abramo sperò contro ogni speranza» (Rm 4,13.16-18.22); «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore» (Mt 1,16.18-21.24)
Per Israele si tratta di camminare così secondo il disegno di Dio, di riconoscere che Dio è la sorgente della propria liberazione e di conformarsi a questa vita di libertà che Egli propone.
Quando Gesù scaccia i mercanti dal tempio, pone un segno rivolto verso il futuro.
Diversamente dagli altri evangelisti, Giovanni pone questo episodio all’inizio della sua narrazione e non alla fine, quasi a darci una chiave di lettura della vicenda di Gesù: tutto di Lui si comprende a partire dall’avvenimento della sua morte e risurrezione; a chi chiede altri segni di autorità e autorevolezza, Gesù non dà altra prova o segno. È Lui stesso il segno; è Lui la parola che attua nella storia la presenza salvante e vivificante di Dio; è Lui il «tempio crocifisso» dell’amore di Dio donato a tutti: bisogna che guardiamo a Lui, per vivere secondo il disegno di Dio.
«Quanto il Signore ha detto noi lo faremo (Es 19,8). È Dio la fonte del criterio per discernere il bene e il male; è Dio il nostro riferimento per illuminare la nostra coscienza che è chiamata a decidere di volta in volta come rapportarsi con il creatore e con gli altri.
Perché Gesù è così severo con i mercanti del tempio: «Avete fatto della casa del padre mio una spelonca di ladri?» S. Bernardo, commentando, dice: «È molto più facile convertire un peccatore incallito, che far cambiare vita a un credente sbagliato». Avvertimento che vale anche per noi. Non si può usare Dio per interessi privati; ma soprattutto il perdono di Dio non si vende né si compra: si accoglie con umile e gioiosa riconoscenza, poiché Egli ci ha amati fino a dare il suo figlio per la nostra redenzione. Tutto si può deteriorare: la legge in legalismo esteriore e strumentale; la sapienza della tradizione in scusa per non avventurarsi sul nuovo di Dio; il tempio in stravolgimento (il vero luogo ben custodito non è il santo dei santi, ma il tesoro!). Ma se i segni non significano quello per cui sono stati voluti, a che cosa servono? Se la liberazione di ieri non diventa libertà reale di oggi, tutto perde di significato. E noi di chi siamo segno?