Gli inizi di una buona notizia
1. Avvento è venuta di un Tu al cui nome, al cui segreto e al cui significato introduce il vangelo di Marco, uno scritto il cui scopo è appunto quello di far pervenire i lettori alla identificazione di Gesù : «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29), «Per voi, chi sono io?». Domanda la cui risposta, che ritroveremo sulla bocca di Pietro: «Tu sei il Cristo» (Mc 8,29) e del centurione: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio» (Mc 15,39), è riassunta nel versetto primo dell’intero vangelo: «Inizio o principio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (Mc1,1).
Un versetto-prologo in primo luogo da non assumersi, alla maniera di quello giovanneo, come chiave di lettura dell’insieme ma come proposizione la cui esatta interpretazione sarà data dal seguito del racconto. Il lettore deve sapere subito che Gesù è il Cristo o Messia o Unto del Signore inviato dal Signore a liberare il suo popolo e il mondo, ma dovrà apprendere cammin facendo di quale messianicità-regalità si tratti e di quale liberazione. Un versetto-prologo in secondo luogo variamente interpretato, una molteplicità di significati che possono essere così riassunti: inizio di una buona notizia che è il messaggio di Gesù e quanto viene narrato su Gesù (Mc1,1.14-15); inizio di una buona notizia che è l’intelligenza di Gesù come l’inviato di Dio, il suo Messia (Mc1,1); inizio della trascrizione di questa buona notizia da parte di un evangelista che la colloca in una storia che inizia con il Battista, riassunto della testimonianza profetica (Mc1,2-3). Non si tratta di cavilli ma di acquisizione di una consapevolezza: l’atteso che viene a noi nascosto nel vangelo è a noi portatore di un messaggio buono e gioioso da parte di Dio ed è lui stesso, in quanto Figlio, messaggio buono e gioioso da parte di Dio. Ieri,oggi e domani (Eb 13,8). L’evangelista richiama i suoi lettori-uditori all’urgenza del sapere chi sia colui che parla e che cosa egli dica, una uscita dalla ignoranza e un ingresso sempre più profondo nella conoscenza di Gesù e del suo vangelo da cui dipende la verità e la qualità della nostra vita.
2. Conoscenza di Gesù a cui oggi inizia Giovanni il battezzatore (Mc 1,2-8) il quale, attraverso la lettura-ascolto, si rende contemporaneo nei panni del profeta, il mantello (Zc 13,4) e la cintura ai fianchi che rimanda a Elia (2Re 1,8), mentre cavallette e miele erano uno dei cibi classici degli abitanti del deserto (Mc1,6). Profeta che compare nel deserto a battezzare e a predicare, un battesimo per tutti vicino ai rituali di purificazione del giudaismo del 1secolo, ad esempio presso gli esseni, inscindibile dall’esortazione alla conversione al Dio dei padri e alla sua via di diritto, di giustizia e di pace. Un’opera che Marco legge in termini di preparazione all’incontro con il Signore che stà per venire.
In Giovanni infatti viene ricapitolata un lunga tradizione, quella dell’Esodo (Es 21,30) e dei profeti (Ml 3,1; Is 40,3), chiamata a fare da precursore, da messaggero, da voce e da preparatore (Mc1,2-3) al liberatore, nel caso Gesù, forse un suo discepolo come può far intendere l’espressione «dopo di me» (Mc1,7) che vuole anche dire «dietro a me». Quel Gesù che cronologicamente verrà dopo il Battista (Mc1,14), quel Gesù forse ascoltatore attento del Battista nel deserto, di fatto è proclamato dal Battista «più forte di lui» e «battezzatore in Spirito Santo» (Mc1,7-8). Gesù è il «grande atteso» (Mc1,3.7) venuto a colmare la «grande attesa», il dono ultimo e perfetto di Dio all’uomo, «escatologico», il cui nome è Spirito Santo. L’annuncio di Giovanni è posto: Gesù è il Messia inviato a donare lo Spirito di Dio, un unico per un compito unico dinanzi al quale egli si sente meno che un servo il cui compito consisteva nel togliere i sandali al padrone e lavargli i piedi (Mc1,7).
3. Al principio del vangelo di Marco vi è dunque una figura di nome Giovanni tramite il quale la buona notizia di nome Gesù viene incontro e si consegna a chi ha sete di lui, del suo messaggio e del suo Spirito. Affermazioni scarne il cui senso si dischiuderà pagina dopo pagina. In questa ottica possiamo definire il discepolo come l’identificato da questa sete da divenire, sulle tracce del Battista, precursore, messaggero, voce e testimone di un Nome, di un messaggio e di uno Spirito che ove non disattesi danno inizio a un mondo in cui il demone dai molti nomi che impedisce all’uomo e alla creazione di essere cosa bella e buona viene cacciato fuori (Mc3,14-15; 15,15-20), e in cui il Dio all’uomo e alla creazione bellezza viene vicino come non mai (Mc1,14-15). E che cosa questo significhi apparirà sempre più chiaro cammin facendo.