Gesù tornerà
La venuta inattesa fa emergere un’altra verità: pensare al futuro non è dimenticare il presente; guardare al cielo non deve distogliere dall’attività terrena. Anzi Gesù esorta alla prontezza, come il Signore fece con gli ebrei nell’Esodo, anche se qui non si tratta di partire, ma di accogliere Cristo e di stare vigilanti («con le lampade accese»). La fatica, talvolta snervante dell’attesa, non è fine a se stessa. Il Signore Gesù che viene porta i suoi doni, svela il suo vero volto e dà ai fedeli quel pasto preparato per sé: «in verità, si cingerà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli» (Lc 12,37). Il ritorno di Cristo, anziché verità astratta, lontana dai problemi dell’uomo, è una molla capace di suscitare impegno verso il prossimo e di donare la pace, presente dove più nulla resiste a Dio e ogni gesto rafforza l’impegno e la comunione: la storia dell’individuo e dell’umanità trova compimento nell’incontro con Cristo.