Gesù sta aspettando la nostra «calza»

Domenica 6 gennaio, Epifania del Signore: «La gloria del Signore brilla su di te» (Is 60,1-6); «Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra» (Salmo 71); «Tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità» (Ef 3,2-3.5-6); «Sono venuti dall’Oriente per adorare il re» (Mt 2,1-12)

di Averardo Dini

Non mi contento di dare la caccia alle cose e nemmeno di girellare per casa per scoprire se la Befana, passando, ha lasciato qualche «calza» con i suoi doni. Sono sempre alla ricerca di preziosità e di valori assoluti a tutto campo che sono pur sempre capaci di soddisfare le esigenze più profonde del cuore.

Per questo ogni giorno cerco di camminare su tutte le strade, spinto dal desiderio di incontrare il bello, il buono ed il vero, che sono sempre non facili ad essere trovati.

L’Epifania di Dio, cioè il manifestarsi di Dio tra gli uomini, non è un fatto automatico impasticciato dal nostro sogno.

II Figlio di Maria non si è imposto con potenza al mondo. Per nascere ha scelto un luogo solitario, noto alle pecore e a qualche semplice pastore. Più che interessargli di imporsi al mondo gli è piaciuto invece soltanto «porsi nel mondo» per poter essere «cercato dal mondo».

Da parte nostra esige il desiderio, la volontà necessaria per la sua ricerca ed anche la disposizione a pagarne il prezzo della fatica. I Magi, al centro di questa festività, hanno desiderato da lungo tempo di adorare il Bambino di Betlem ed hanno fatto un lungo cammino stando attenti a cogliere perfino i segnali delle stelle nella spaziosità del cielo. Finalmente lo hanno trovato, felici non tanto di essere da lui lodati, ma perché finalmente potevano vedere lui.

Essi hanno soddisfatto il loro desiderio ed hanno gioito perché hanno potuto mettersi davanti a lui e fissare gli occhi su di lui, lasciando guardare da Lui i doni che gli avevano portato.

Siamo cristiani sbagliati se, almeno in quest’ultima festa natalizia, non ci fermiamo qualche momento davanti al Presepe. Quel Bambino, più che essere guardato, desidera guardare noi. È venuto per cercarci per incontrarci perché vuole illuminare la nostra interiorità così da farci conoscere quanto ciarpame ingombrante e indegno ci portiamo dentro.

L’Epifania di Gesù esige che ci mettiamo allo scoperto davanti a Lui, senza maschera e senza trucco. Dobbiamo porci davanti a Lui senza indossare la camicia della festa e senza medaglie sul petto.

Lui non sopporta adoratori d’occasione o furbeschi alla maniera farisaica. Ci vuole veri, autentici, senza orpelli.Non faremo lo sbaglio di Erode che in Gesù vide un usurpatore del suo trono. Ci inginocchieremo come i Magi per offrirgli tutto ciò che siamo, tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che pensiamo, tutto ciò che facciamo, tutto ciò che amiamo e speriamo perché sentiamo profondamente di essere totalmente realizzati se riusciamo ad essere una sola cosa con Lui, carne della sua carne e cuore del suo cuore.

L’Epifania non è tanto il giorno in cui riceviamo i regali quanto il giorno in cui noi ci offriamo, ci consegnamo a Lui come dono. La vita ci è stata donata da Lui e noi abbiamo da contraccambiare il dono.

Non è forse venuto sulla terra per ritrovare «i figli perduti» così da poterli di nuovo abbracciare e baciare? Visto com’è grande il suo amore per noi, perché non appagare totalmente la «Sua gelosia» consegnandosi a Lui in dono perenne? Dio oggi aspetta di ricevere la nostra «calza». Sarà piccola di formato, ma per Lui preziosa, se dentro ci troverà tutto intero il «nostro io»: proprio tutto quello che desiderava. Sarà tanto contento che farà accendere tutte le luci più luminose in cielo.