Gesù «si perde» per donarsi

Letture del 28 dicembre, Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe: «Samuele è ceduto al Signore per tutti i giorni della sua vita» (1 Sam. 1,2); «Beato chi abita la tua casa, o Signore» (Salmo 83); «Siamo chiamati figli e lo siamo realmente» (Gv. 3,1); «Gesù è ritrovato nel tempio» (Lc. 2,41).DI ICILIO ROSSIL’intenzione prima del brano evangelico di questa domenica, non è quella di applicarsi alla famiglia umana se non in un secondo momento, ma piuttosto di presentare il mistero di Gesù, nel suo rapporto con il Padre. «Gesù smarrito nel Tempio»: questa è la proclamazione del mistero del Rosario, e così da sempre è stato descritto questo episodio. Proprio per una migliore comprensione di ciò che accade, c’è da ricordare come questo avviene quando, per la prassi giudaica, Gesù giunge alla maturità. È vero, dunque, che Gesù «si perde» ma nel primo significativo gesto di offerta, di esproprio di sé, per offrirsi al Padre. Egli dovrà essere sempre di più «nelle cose del Padre suo».

Se poi consideriamo che Gesù si trova a Gerusalemme per il pellegrinaggio di Pasqua, ci è dato collegare senza forzatura alcuna, questo atteggiamento di offerta alla passione e morte di Lui, quando, nella sua ora, la «perdita» sarà definitiva nel «tutto è compiuto»! Tutto questo si applica al cristiano chiamato a scoprire prima e vivere poi la Paternità di Dio che Carlo Carretto definiva la rivelazione più importante di Gesù. È una lezione attraverso la cui scoperta ci si apre alla libertà di figli, divenendo veramente adulti nella fede.

Anna, donna di fede, ha ben ragione di essere amareggiata per la sua sterilità: il disagio, nel suo cuore forte, viene compensato e assorbito in una preghiera fiduciosa al punto di essere giudicata ubriaca e pazza. Stiamo di fronte alle tipiche richieste dei poveri e degli umili che, in quanto tali, provocano la bontà di Dio. A fecondità ottenuta, Anna fa seguire affidamento e ringraziamento: il figlio Samuele sarà riconsegnato a Dio nel servizio del Santuario.«Beato chi abita la tua casa».

Questo Salmo veniva cantato nelle processioni dei pellegrini che salivano al tempio di Dio. Palpita in esso la gioia di poter contemplare il luogo–abitazione di Dio e la sua presenza. Questo, per il Salmista e per il pio Israelita! Per noi, figli d’uomo, il rapporto con Dio si è arricchito, perché Egli ha voluto farci figli nel Figlio. Per noi, famiglia dei figli di Dio, la sua casa è l’umanità di Cristo, nuovo tempio di Dio che ha il suo prolungamento nella Chiesa. Perciò la preghiera del Salmo più che mai si addice al nuovo popolo di Dio pellegrinante verso la casa del Padre. «Per me un giorno nei tuoi atri, è più che mille altrove».