Gesù risorto fa nuove tutte le cose

La sera di Pasqua, Gesù mostra ai suoi discepoli le mani e il fianco (cfr. Gv 20,20). Ed essi «entrano», per così dire, dentro quelle ferite, facendo esperienza della smisurata bontà di Dio. Del suo perdono. Questa intima conoscenza accresce in loro l’amore e li libera da ogni paura: dal timore di se stessi, degli altri, delle fatiche che li attendono. Gesù dona loro il suo Spirito (cfr. Gv 20,22) e frutto primo di questo dono è la misericordia, che li rende strumenti della sua grazia: il Signore, infatti, li manda nel mondo a perdonare i peccati (cfr. Gv 20,23). Essi saranno annunciatori della tenerezza del Padre in Cristo Gesù, risorto dai morti per la salvezza di tutti gli uomini.

La perfezione del cristiano non consiste nel fare tutto perfettamente ma nell’avere un cuore nuovo, simile al cuore di Cristo: un cuore pieno di misericordia verso tutti. Ma è impossibile vivere questa misericordia se noi, per primi, non ne abbiamo fatto esperienza. Se il Signore ci dona la grazia di uno sguardo limpido su noi stessi e se, dopo aver sperimentato la nostra fragilità, ci lasceremo guardare da Lui, è certo che non dimenticheremo più quello sguardo. E avremo voglia di annunciarlo a tutti. Quello di Gesù, infatti, è uno sguardo che perdona e dà fiducia. È capace di trasformare il nostro cuore e la nostra esistenza. Non celebreremo realmente la Pasqua se non ci lasceremo guardare da Cristo in profondità per essere guariti e salvati. E per donare agli altri questa nostra esperienza di resurrezione.

«Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48), dice Gesù. Ma nel vangelo di Luca questo invito assume una sfumatura diversa: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36). Il Signore invia gli apostoli a predicare il vangelo solo poco tempo dopo che, sotto la croce, lo avevano lasciato solo: ora che non vivono più nell’illusione di essere «giusti», sono pronti per la missione. La perfezione del cristiano sta nel comandamento nuovo: «Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri» (Gv 13,34). È l’amore che lava i piedi, che si china sull’altro, che perdona fino a settanta volte sette. Perché «con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi» (Lc 6,38). E qual è la misura dell’amore? È quella che ci ha dato Gesù sulla croce quando, abbandonato da tutti, ha riportato tutti nel cuore del Padre. Risorto dai morti e apparso ai discepoli in tutto il suo splendore, mostra loro le mani e il costato, dove restano i segni del suo amore sconfinato per ogni uomo. In quelle ferite ritroviamo tutti i nostri dubbi, le nostre defezioni, la nostra ingratitudine, le nostre debolezze: tutto egli ha crocifisso sul legno della croce e, col dono dello Spirito, ci ha riconciliati con Dio.

L’intuizione femminile svolge un ruolo predominante nell’evento pasquale. Di fronte al mistero della morte e risurrezione di Gesù, le donne si mostrano coraggiose, innamorate e tenaci nella ricerca dell’Amato. Non si fermano neanche di fronte alla morte. Piuttosto, si recano al sepolcro con unguenti profumati e compiono gesti di amore e tenerezza. Alla prima luce dell’alba, vanno alla ricerca del corpo di Gesù là dove lo avevano perduto (cfr. Mc 16,1-2). Perseverano in questa ricerca, anche quando non c’è più speranza. E una luce nuova si apre al loro sguardo stupito. Dio si compiace del profumo del loro amore e ripaga la loro fedeltà. Gesù si lascia incontrare: non più, però, dove lo avevano lasciato. Una luce le invade, dentro il sepolcro, e le conduce fuori dall’oscurità (cfr. Mc 16,6-7).

Tante volte abbiamo paura della vita: le sue vie ci sembrano spaventose, perché sconosciute. Talvolta, la vita chiede di voltare pagina, di guardare con fiducia e speranza verso i nuovi passi che ci attendono. Perché la nostra esistenza fa parte di un progetto che ci supera, e possiamo realizzarla in pienezza solo se lasciamo che la luce sfolgorante del Signore Risorto la avvolga e la conduca. Proprio lo splendore di questa luce guida le donne fuori dal sepolcro e le attrae verso il Maestro. Finalmente, alcuni angeli annunciano: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. (…) Vi precede in Galilea. Là lo vedrete» (Mc 16,6-7). Lo vedremo anche noi nelle nostre famiglie, nelle strade, in comunità. Là egli ci attende per fare nuove tutte le cose.

Suor Mirella Caterina Soro