Gesù ci porta a conoscere Dio

Letture del 24 aprile, 5ª domenica di Pasqua: «Elessero sette uomini pieni di Spirito Santo» (At 6,1-7); «Volgiti a noi, Signore: in te speriamo» (Salmo 32); «Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale» (1 Pt 2 4-9); «Io sono la via, la verità, la vita» (Gv 14,1-12)Di Pierdante GiordanoGesù aveva presentato le proprie credenziali. Ha parlato di sé e ha richiesto fiducia. Ha detto con forza che il suo obiettivo è promuovere vita e in misura straordinaria. Con riferimento polemico ai mille predicatori del suo tempo, di cui smascherava le false intenzioni. Ora alza il tiro. A quelli che hanno avuto il coraggio di seguirlo più da vicino e sembrano aver dato credito alla sua predicazione, dichiara senza ambiguità: «Vi faccio conoscere Dio. Gli sarete familiari. Vi assicuro parentela stretta con Lui. Abiterete con Dio. Grazie a me, tra l’umanità e Dio non ci sarà più distanza o estraneità; ci sarà solo incontro e comunicazione familiare». Traduco con espressioni di impatto le parole riportate da Giovanni, ma che suonano intense e dirette. Diventa comprensibile l’uscita di Filippo: «Mostraci il Padre e ci basta!». Gesù è riuscito a portare i discepoli al nocciolo della questione: «Siamo interessati solo a Dio». Di questa domanda conclusiva Gesù è stato appassionato educatore (ne conserviamo la «lezione» nelle accurate testimonianze dei vangeli) e se ne dichiara unico e sicuro artefice: «Io sono la via. Io sono la verità. Io sono la vita». L’autorevolezza di Gesù è di una evidenza solare.La Liturgia domenicale ancora una volta ci accompagna ad incontrare in profondità il «mistero» di Gesù. Nella Parola di oggi raggiunge il livello più alto e più chiaro. Dice con evidenza che l’obiettivo di Gesù, ma anche di chi intende seguirlo, è Dio Padre. Conoscerlo, incontrarlo, stabilire familiarità, costruire «parentela» con Lui è l’unica cosa che interessa veramente Gesù e chi si fa conquistare dal suo Vangelo. Di Dio Padre Gesù ha parlato continuamente e i gesti «salutari» che ha compiuto (quelli che chiamiamo «miracoli») erano gesti orientati a far conoscere il Padre. Con Gesù, questo Dio che sembrava lontano, si è reso vicino, «prossimo» alla nostra umanità, «familiare» («di famiglia»: Gesù ci invita a chiamarlo «Papà») nella nostra storia, «presenza» provvidente e amorosa. Chi incontra Gesù incontra questa evidenza. Chi fa esperienza profonda di Cristo Gesù, fa esperienza di Dio. Chi si appassiona a Gesù, si appassiona a Dio. Chi familiarizza con Gesù, familiarizza con Dio. Gesù ci ha dato la chiave sicura per accedere a Dio. Questo primato di Dio, di cui Gesù parla nella testimonianza di Giovanni, diventa ben presto anche il primato della comunità che gli appartiene e che, nella storia, si impegna a vivere come Gesù ha vissuto. Ne diventa eco la pagina degli Atti, riferita nella Liturgia odierna. Anche se è vero l’ammonimento dell’apostolo Giovanni («Se uno vede il fratello nel bisogno, ma non ha compassione e non lo aiuta, come fa a dire: Io amo Dio?» 1 Giov. 3,17) e se è vero che la predicazione stessa di Gesù spinge a dare concretezza al comandamento dell’amore verso Dio con l’attenzione al prossimo, la presa di posizione assunta dagli apostoli (Atti 6,4) rimanda al primato di Dio, attraverso l’impegno di comunicare e di diffondere il Vangelo. Senza questa «Parola» di speranza e di fede, manca un significato vero anche ai gesti di solidarietà e di attenzione a chi è nel bisogno.

Questa lucidità di riferimento a Dio rende capace il credente di essere lui stesso, come Cristo, «pietra scelta e preziosa» (è la riflessione di Pietro nella sua prima lettera). In una cultura, facile a smarrire il senso di Dio e spesso impegnata a cancellarne le impronte, il cristiano si sente ancora di più richiamato dalla Parola odierna a ricercare familiarità con Dio, sullo stile di Gesù, dando a Dio il primato che gli spetta. Se «intrattenersi familiarmente con Dio» costituisce la normalità della vita del cristiano, diventerà altrettanto normale, naturale e quotidiano, far percepire ad altri il bisogno di questa «presenza». «Chi vede me, vede il Padre» potrebbe essere parafrasato da ogni cristiano: «chi incontra me, incontra l’amore di Dio».