Gesù ci conquista perdonando i nostri peccati

Letture del 25 marzo, 5ª domenica di Quaresima: «Ecco, faccio una cosa nuova e darò acqua per dissetare il mio popolo» (Is 43,16-21); «Per Cristo, tutto io reputo una perdita diventando a lui conforme nella morte» (Fil 3,8-14); «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» (Gv 8,1-11)

DI BRUNO FREDIANINon voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Ez 33,11). Dio si prende cura della vita dei suoi figli al punto che restituisce loro, con il perdono, la dignità e l’onorabilità, e pronuncia così, col suo annuncio liberante, un giudizio su un mondo spesso spietato e crudele. Sulla donna adultera pendono le gravi sanzioni della legge. Gesù è interpellato e richiesto di un giudizio da parte degli zelanti custodi della tradizione nel perfido tentativo di imbrigliarlo nel vicolo cieco di una risposta comunque compromettente: «per metterlo alla prova ed avere di che accusarlo».

Cosa prevarrà la legge di Mosè o la misericordia che Gesù predica fruttano l’occasione per metterlo alla prova. E Gesù vuole allo stesso tempo salvare la donna dalla lapidazione e proclamare il messaggio della misericordia: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Ma l’uomo, che quanto più è anziano, tanto più è peccatore non può arrogarsi il diritto di giudicare e condannare il fratello. Gesù non nega il peccato, né lo minimizza, però non giudica né condanna. È così che lui ci conquista, ci attira a sé e ci fa suoi discepoli. La donna si sente sollevata dalla fiducia di Gesù, che non la condanna, ma la invita a non peccare più. La misericordia gratuita e inattesa diventa, per lei, gratitudine e impegno per una conversione permanente. Da quel momento, la vita ritrova il suo significato, è tolto il peso di un passato inquietante e si apre un futuro di speranza: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova…” (prima lettura)

Nel deserto della disperazione umana, Dio fa germogliare la speranza. Il peccato rende tristi e incapaci di guardare in avanti; il senso della colpa ci fa ripiegare su noi stessi e ci rende incapaci di compiere il bene. L’opera di Dio consiste nel liberarci da questi legami col passato, nello scioglierci dai legami del peccato che ci opprimono, per ridarci vita, gioia e speranza. L’adultera e il popolo di Israele sono segni eloquenti dell’opera rinnovatrice di Dio: cantano il miracolo della libertà ritrovata e il riaprirsi alla speranza: «Grandi cose ha fatto il signore per noi» (Salmo resp.).

Tante persone che hanno commesso errori nella vita, vivono il loro passato come una condanna da cui non riescono a liberarsi, come un meritato castigo che le costringe a tenersi lontano dal bene e dai fratelli. La comunità cristiana, «luogo del perdono e dell’accoglienza», è portatrice del messaggio di misericordia di Gesù. Essa stessa sa di essere stata creata da un gesto di misericordia, che la rende debitrice nei confronti di Dio e di ogni uomo. Il perdono, accolto, diventa sempre responsabilità.

La Quaresima è per noi l’ora del ritorno e del rinnovamento: il Signore ci invita a fare esperienza del suo amore misericordioso, a lasciare dietro le spalle il passato, a dimenticare le opere di morte che egli per primo ci ha perdonato, per tornare a vivere in pienezza la dignità e la libertà di figli di Dio.