Fare di noi stessi un santuario
Prima di vedere le altre due letture che spiegano le due affermazioni di Gesù nel testo evangelico, diamo una sguardo almeno, a questo nuovo tempio che gli ebrei non riescono a comprendere. Quel suo corpo è il vero santuario. A Pasqua Gesù esprime il vero senso della sua esistenza. Non si tratta della celebrazione di qualche rito, di isolati momenti di preghiera, o di un sacrificio finale, ma di una vita tutta intera. Fare di un corpo un tempio significa non poter più distinguere come dirà l’apostolo Paolo nella lettera ai romani, tra liturgia e vita, tra sacro e profano. È il suo corpo che viene offerto come «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» ( Rom 12,1). Solo una fede che non è l’abito della domenica, ma la stessa pelle del credente, dà senso cristiano. Noi ci nutriamo del suo corpo per entrare nel movimento dinamico della Suo passaggio. L’unità tra fede e vita nasce dai sacramenti. Noi diveniamo già dal Battesimo Tempio dello Spirito Santo, nell’Eucarestia partecipiamo del corpo di Cristo, inseriti come sue membra nella Chiesa.