Fare di noi stessi un santuario

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto15 marzo, 3ª Domenica di Quaresima. Anche il nostro corpo può essere il luogo del nostro culto quaresimale, a patto che la Parola di Cristo divenga la luce che rischiara ogni nostro passo e lo renda segno di una vita redenta cioè interamente conforme alla vita umana del Redentore. Vangelo: La persona di Gesù sarà il nuovo tempio.La purificazione del tempio viene raccontata in mezzo alla Quaresima affinchè noi riflettiamo su che cosa è il vero culto di Dio e su che cosa è la vera casa di Dio. Due accenti principali caratterizzano il Vangelo: 1) l’inesorabile flagello di Gesù che espelle ogni commercio dalla casa di preghiera del Padre suo, e 2) la dimostrazione della sua autorità che gli viene richiesta: il vero tempio, quello del suo corpo, distrutto dagli uomini, sarà ricostruito in tre giorni. Fino a quando questo non è avvenuto, morte e risurrezione sono ancora un futuro, l’antica casa di Dio deve servire unicamente alla preghiera. Il Dio dell’Antica Alleanza non poteva tollerare dei stranieri, soprattutto non il dio mammona.

Prima di vedere le altre due letture che spiegano le due affermazioni di Gesù nel testo evangelico, diamo una sguardo almeno, a questo nuovo tempio che gli ebrei non riescono a comprendere. Quel suo corpo è il vero santuario. A Pasqua Gesù esprime il vero senso della sua esistenza. Non si tratta della celebrazione di qualche rito, di isolati momenti di preghiera, o di un sacrificio finale, ma di una vita tutta intera. Fare di un corpo un tempio significa non poter più distinguere come dirà l’apostolo Paolo nella lettera ai romani, tra liturgia e vita, tra sacro e profano. È il suo corpo che viene offerto come «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» ( Rom 12,1). Solo una fede che non è l’abito della domenica, ma la stessa pelle del credente, dà senso cristiano. Noi ci nutriamo del suo corpo per entrare nel movimento dinamico della Suo passaggio. L’unità tra fede e vita nasce dai sacramenti. Noi diveniamo già dal Battesimo Tempio dello Spirito Santo, nell’Eucarestia partecipiamo del corpo di Cristo, inseriti come sue membra nella Chiesa.

I Lettura: «Perché io sono un Dio geloso»La grande autorivelazione del Dio dell’Alleanza nella prima lettura ha due parti (e un’inserzione): nella prima si presenta Dio, che ha dimostrato la sua vitalità e potere nella liberazione dall’Egitto, come l’unico (cfr. Dt 6, 4), perciò egli deve riservarsi ogni adorazione. Nella seconda parte egli esige dal popolo, con cui conclude l’alleanza, di comportarsi nella osservanza dei «dieci comandamenti» come si conviene in un Patto con l’assoluta maestà di Dio. Tutti questi comandamenti non sono prescrizioni di diritto naturale o puramente morali (questo lo possono essere accessoriamente), ma esigenze di come l’uomo ha da comportarsi nel rapporto con il suo Dio. La legge del sabato, in questo contesto rimanda soprattutto al fatto che tra i giorni dell’uomo, uno venga designato come proprietà di Dio, e con il riposo e la preghiera costringa l’uomo a diventare sempre più consapevole della appartenenza al Creatore. Quanto sono preziose per la nostra spiritualità non dico le domeniche di quaresima, ma tutte le domeniche dell’anno. II Lettura: «Gli ebrei esigono segni»La seconda lettura spiega il secondo motivo principale del Vangelo. I giudei esigono una dimostrazione per l’autorità di Gesù: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». L’esigenza di segni per poter credere, viene da Gesù respinta e anche esaudita, mediante l’unico segno che viene loro garantito: «Una generazione malvagia e adultera chiede un segno; ma non verrà dato altro segno di quello di Giona profeta: tre giorni e tre notti nel ventre della tempesta in mare, tre giorni e tre notti nel grembo della terra» (Mt 12, 38-40). Esattamente così nel Vangelo: il tempio distrutto e ricostruito. l’unico Segno che Dio dà è per gli uomini «la follia», la «debolezza», la croce: richiede la fede per essere accolto, mentre i giudei prima vogliono vedere per avere una garanzia della fede. Così il segno loro dato rimane uno «scandalo che fa ribellare», mentre per i chiamati alla fede, Cristo è «forza di Dio e sapienza di Dio», che si manifesta nel supremo unico segno di una vita più forte della morte.