Fa’ che ascoltiamo la tua voce, Signore

Letture del 29 gennaio, 4ª domenica del Tempo ordinario: «Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole» (Dt 18,15-20); «Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce» (Salmo 94); «La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa» (1 Cor 7,32-35); «Insegnava loro come uno che ha autorità» (Mc 1,21-28)DI PAOLO RAZZAUTINella vita che ogni giorno affrontiamo uno degli aspetti più complessi è quello dell’ascolto. Eppure molto più di una volta le nostre orecchie sono aperte all’ascolto: i «media» ci inculcano continue notizie; i giovani vivono con le cuffie musicali agli orecchi; in casa, appena si entra, si accende televisione o radio; nei negozi c’è sempre una musica in sottofondo, quindi… ascolto… ascolto… ascolto… eppure non ascoltiamo. Infatti molto spesso il nostro «ascoltare» è distratto, diviene più una moda che un modo di essere.

Ciò ci porta a fare sì che poi non riusciamo a metterci più in ascolto neanche dei messaggi positivi che ci propongono valori di vita. Nelle famiglie non c’è ascolto: ciascuno viaggia per conto proprio, ha i suoi orari e, quando potrebbe esserci un po’ di tempo per ascoltarsi, c’è qualche strumento che copre le voci. I bambini chiedono ascolto, ma non c’è tempo per loro, tuttalpiù ci può essere una baby setter; gli anziani chiedono ascolto, ma per loro ci sono gli istituti o le badanti; i poveri chiedono ascolto, ma non c’è tempo e, magari, ci sgraviamo la coscienza con un po’ di elemosina. Così l’ascolto diventa il desiderio cercato ed invocato da più parti.

Anche il Signore ci chiede di ascoltare Lui ed i suoi profeti, ma anche con Lui spesso l’ascolto è faticoso e limitato a quelle poche parole dell’Eucaristia festiva. Ecco che l’ascolto di Dio e della sua parola diviene fondamentale e soprattutto deve stimolarci ad atteggiamenti di vita che rispecchino ciò che abbiamo ascoltato. Ma l’ascolto di Dio ci deve aiutare ad entrare anche nel mistero della sua rivelazione, quel mistero che ci manifesta la sua profondità di amore e che ci stimola a farci annunzio dello stesso mistero.

L’ascolto della Parola di Dio non può avvenire soltanto in solitudine, ma dovrebbe avvenire in particolare in una comunità, in modo che lo stesso ascolto divenga stimolo per la riflessione comune ed aiuto all’ascolto vicendevole di ciò che lo Spirito suggerisce a ciascuno. Ecco, allora, che l’ascolto di Dio mi porta all’ascolto dei fratelli, da coloro che sono preposti alla presidenza della Parola al semplice battezzato con cuore semplice e puro; ecco, allora, che l’ascolto comunitario deve aiutarmi a scoprire le ricchezze di una Parola che mi nutre e mi alimenta.

L’ascolto di Dio mi richiamerà alla mente le mie situazioni personali di grazia e di peccato ed, in una offerta e condivisione comune, mi permetterà di viverli con maggiore serenità. L’ascolto mi dovrà rendere disponibile non soltanto all’apertura verso Dio ma anche verso i fratelli. L’ascolto ci dovrà anche aiutare a leggere meglio gli avvenimenti della storia che intessiamo ogni giorno ed a viverla con maggiore passione.

Proprio in questi mesi ricordiamo i quarant’anni del Concilio vaticano II e della «Dei Verbum»: un aiuto alla riscoperta della parola di Dio e delle sue ricchezze: ma in quarant’anni quanto e quale è stato l’ascolto della Parola di Dio ? e tutta quella che abbiamo ascoltato ed ascoltiamo nelle celebrazioni domenicali, nei gruppi di ascolto, nelle comunità di lettura biblica che fine ha fatto? Quali risultati evidenti nella vita personale e della chiesa siamo riusciti a concretizzare ? Credo allora che non dobbiamo ripetere le frasi di una famosa canzone «parole, parole, parole…» ma dobbiamo aprire maggiormente il nostro cuore alla docilità dello Spirito e renderlo pronto ad un ascolto che si traduca in uno stile di vita.