È la gioia il grande segreto del cristiano
Letture del 15 dicembre, terza domenica di Avvento: «Gioisco pienamente nel Signore» (Is 61,1-2.10-11); «Magnificat» (Lc 1,46-50.53-54); «Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore» (1 Ts 5,16-24); «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete» (Gv 1,6-8.19-28)
Nella prima lettura c’è il canto corale del popolo d’Israele: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio». Il profeta, infatti, è consacrato con l’unzione ed è mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, la speranza ai malati, la liberazione agli schiavi e ai prigionieri. È l’anno di misericordia del Signore: il Signore vuole celebrare col suo popolo un matrimonio d’amore che non si infrangerà più e la terra sarà il paese di Dio, un giardino eletto ove germoglieranno la giustizia e la pace e i popoli canteranno a Dio.
La quarta voce è la voce di Giovanni il Battista. Lui stesso proclama di essere soltanto una voce, una voce che passa, mentre la Parola rimane. «È difficile – ci dice S. Agostino – distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale (soltanto una voce!) per non recare danno alla Parola… Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell’intelligenza, e poi se n’è andato quasi dicendo: Questa mia gioia si è compiuta(Gv.3,29). Non sono io il Cristo – dice il Battista – ma sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo (lo sposo è Gesù, la sposa è l’umanità), ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta».
La voce di Gesù ancora non risuona, anche se Egli, dal grembo della madre, fa trasalire di gioia Giovanni che è di sei mesi nel grembo di Elisabetta (Lc.1,44). E’ una voce implicita nel brano evangelico, ma che echeggia misteriosamente nella prima lettura. Infatti Gesù, quando interverrà nella sinagoga di Nazaret per fare la dichiarazione fondamentale all’inizio della sua vita pubblica, leggerà proprio quel passo del profeta Isaia (il Signore mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri ) e concluderà, mentre nella sinagoga gli occhi di tutti erano fissi su di lui: «Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi!» (Lc.4,16-21).
Ma possiamo anche noi, anche oggi, esultare di gioia? Mentre siamo assediati da tanti problemi? E siamo insoddisfatti del mondo e della Chiesa e di noi stessi? «Al di fuori della personalità ancora raggiante del Cristo, tutto è terrore ed oscurità – scriveva Pierre Loti ventottenne ad una dama, nel 1878 – mettermi a letto per aspettare la fine: ecco il mio desiderio».
Giovanni il Battista in questa Domenica esclama: «In mezzo a voi sta Uno che voi non conoscete,Uno che viene dopo di me e al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo». «La gioia, che fu la piccola appariscenza del pagano, è il gigantesco segreto del cristiano» (Chesterton, parole finali de L’ortodossia).
Dostojevskji, nel suo romanzo I Fratelli Karamazov, racconta: Marchél, il giovane fratello della starets Zòsima, diceva alla mamma che piangeva per la sua malattia: «Mamma, non piangere!.. La vita è così allegra così gioconda!». «Ah, mio caro, che allegria può essere la tua, quando la notte ardi di febbre e tossisci che quasi ti si lacera il petto?». «Mamma, le rispondeva, non piangere, la vita è un paradiso, e noi tutti siamo in Paradiso, e non vogliamo saperlo; ma se volessimo saperlo, domani stesso il mondo intero sarebbe un paradiso!».
«In mezzo a voi sta Uno che voi non conoscete».