È giunto il tempo di lasciarsi attirare dal Signore

Letture del 26 febbraio, 8ª domenica del Tempo ordinario: «Ti farò mia sposa per sempre» (2,16.17.21-22); «Il Signore è buono e grande nell’amore» (Salmo 102); «Voi siete una lettera di Cristo composta da noi» (2 Cor 3,1-6); «Lo sposo è con loro» (Mc 2,18-22)DI PAOLO RAZZAUTIDopo due domeniche in cui le letture ci proponevano miracoli di guarigione da parte di Gesù, in questa domenica, ormai alla vigilia della Quaresima, si pone l’accento sul contrasto tra Gesù e gli scribi ed i farisei sul tema della festa e del digiuno. «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

Il digiuno era una delle pratiche penitenziali tipiche dell’epoca. Ma il digiuno, ieri ed oggi, può avere risvolti differenti tra di loro. Quale il vero digiuno apprezzato dal Signore? «Quando digiuni, profumati il capo…»: è il digiuno dello spirito e del cuore contrito quello apprezzato da Dio; il digiuno che è frutto di vero pentimento dinanzi al peccato; è il digiuno atteggiamento di vero dolore e pentimento quello che conta. Il digiuno «legale» fatto perché si deve fare, fatto per non contravvenire a delle tradizioni, non serve a niente, è solo atteggiamento esterno e farisaico e non gradito Dio. Rischia di diventare soltanto autocompiacimento, pretesa per rivendicare qualche diritto dinanzi a Dio, illusione di essere migliori degli altri.

Anche nella nostra epoca abbiamo spesso ridotto il digiuno soltanto ad un fatto esterno, con cui sgravare un po’ di coscienza. Ma dovremmo comprendere che fare digiuno è spezzare il pane con l’affamato, ospitare i senza tetto, vestire chi è nudo, visitare chi è sofferente. Fare digiuno è rendersi liberi da ogni orpello per poter ospitare lo Sposo, colui che viene per farci «sua sposa» e per farci conoscere le meraviglie dell’amore di Dio. Questa immagine sponsale, presente da sempre nella storia sacra, è la descrizione della forza e tenerezza di Dio per il suo popolo, un popolo che Dio ha guidato nel deserto, verso il quale ha manifestato la sua premura ed attenzione. È per questo che il digiuno deve far posto alla festa, quando lo sposo è in mezzo al suo popolo, alla sua gente.

È in questa logica che possiamo leggere anche le altre parti del brano del Vangelo: solo in una novità radicale, potremo divenire uomini e donne nuove; i rattoppi, gli accomodamenti, gli alibi del momento, serviranno soltanto a coprire dei «buchi» ma non serviranno a dare nuova linfa alla propria vita. Soltanto la volontà di digiunare per ritrovare se stessi, la volontà di lasciare da parte quanto è negativo , la volontà di avere dinanzi una grande speranza, potrà aiutare ciascuno ad «alzarsi» e «tornare» dal Padre per ritrovare il suo amore e per far festa al suo banchetto.

Siamo al termine del primo periodo del tempo ordinario (ormai otto settimane di tempo in cui abbiamo potuto riprendere la nostra vita ordinaria), e siamo all’inizio della Quaresima: ebbene è giunto il tempo di lasciarsi attirare dal Signore, da colui che nella sua sponsalità ci vuol fare uomini e donne nuovi, dobbiamo avere il coraggio , in questo periodo, di farci «macerare» dallo Spirito per ritrovarci più forti e splendenti a gridare con cuore fermo e rinnovato la gioia dell’Alleluja pasquale, la gioia del Cristo Risorto.

A tutti voi un fraterno augurio di un buon cammino quaresimale.