Diventare come bambini

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto20 settembre, 25ª domenica del Tempo Ordinario. La liturgia ripropone il tema del Messia umile e fedele. Noi vogliamo raccogliere alcuni orientamenti spirituali e pastoralmente utili, da questa identità del Messia che la liturgia ci propone da tre Domeniche. Il brano evangelico insegna che il servizio è la maniera evangelica di esercitare l’autorità. Dalla seconda lettura risulta l’amarezza di chi vorrebbe fare il discepolo senza obbedire. Nella prima lettura la presunzione umana irride la coerenza della vita con la fede. I Lettura: «Proviamo ciò che gli accadrà alla fine»Nella prima lettura l’empio fa un discorso tipicamente umano, praticamente ateo. E come prima sfida è certamente  rivolta a chi vive secondo Dio, al Figlio dell’uomo, a Gesù.  Ha accusato i suoi nemici di tradimento della legge e della tradizione e questi gli hanno giurato la morte, e una morte ignominiosa. Le accuse di quelli che sono sotto la croce sono le stesse dell’antico autore della prima lettura. La croce di Cristo sembrerebbe dare  ragione ai suoi avversari ed in certi momenti il silenzio di Dio ci sconcerta. È l’urlo di Gesù sulla croce: «Padre perché mi hai abbandonato?» Non per nulla spesso preghiamo perché Dio ci  sia vicino nell’«ora delle tenebre». Vangelo: «Servire è regnare»Il Vangelo sembra confermare l’opinione di quelli della prima lettura. Diventare come bambini, mettersi al servizio di tutti, cioè gente debole. E  gli avversari come  contestavano il giusto dell’Antico Testamento ora contestano l’insegnamento di Gesù. Egli sarà consegnato ed ucciso. In questo caso a rendere più pesante  il cammino di Gesù si aggiunge alla contestazione dei lontani, l’incomprensione e la debolezza dei discepoli.

La differenza sostanziale sta nel fatto che egli non sarà consegnato, ma si autoconsegnerà. Avrà la coerenza di non entrare in contraddizione  con il Suo insegnamento. Questo è segno di grande forza e personalità.

Purtroppo al posto dei malvagi appaiono quasi come loro caricatura i discepoli stessi di Gesù, i quali si mettono a discutere quale di loro sarebbe diventato il più altolocato. Gesù allora prende un bambino, il più debole, ed invita a confrontarsi con lui se lo  vogliono imitare nella sua discesa dal Padre fino a fare il servitore di tutti e offrirsi per tutti. Con questo annientamento che ha scelto ed al quale è coerente dimostra di essere  l’amore eterno,  Non i nostri sentimenti fugaci, ma l’amore delle tre persone divine e la forza prodigiosa che ordina l’universo e dà un compito singolare ad ogni sua creatura.

II Lettura: «Non potete ottenere nulla»L’amara seconda lettura, che scopre senza riguardi l’interno peccaminoso dell’uomo di fronte a Dio, ora trae le conseguenze. La mira dell’uomo al potere e alla grandezza, mira che non si attua senza guerre e contese per la superiorità, non conduce quindi a niente, perché 1’«ambizioso», 1’«invidioso» è in se stesso contraddittorio. Egli tende verso cose che contraddicono la sua natura, è nel «disordine» e insorge contro la «sapienza dall’alto». Perciò, quando nella sua preghiera si affanna per quest’ordine, non ottiene nulla; in quanto vuol essere grande, non può «ricevere nulla», perché per ricevere dovrebbe essere come il bambino: «pacifico, mite, obbediente». Solo l’accoglienza dell’insegnamento di Gesù scioglie nel cuore dell’uomo l’interna contraddizione, in cui questi si impiglia e da cui non può liberare se stesso.