Dio è pronto a perdonarci

16 settembre, 24ª domenica del Tempo ordinario: «Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo» (Es 32,7-11.13-14); «Donaci, Padre, la gioia del perdono» (Salmo 50); «Cristo venne a salvare i peccatori» (1 Tm 1,12-17); «Ci sarà gioia in cielo per un peccatore convertito» (Lc 15,1-32)

DI BRUNO FREDIANI

Gesù usava le parabole, perché molti suoi ascoltatori non avrebbero accettato le verità che lui voleva comunicare attraverso questi racconti. È facile accettare il comportamento del pastore verso la pecora perduta, ma non si accetterebbe mai che così è anche il modo di comportarsi di Dio verso gli uomini.

E tuttavia questa parabola e le altre che fanno parte del brano di oggi, così rivoluzionarie, costituiscono il nucleo essenziale del Vangelo, per molti è proprio la «buona novella».

Attraverso di esse siamo trasportati in un mondo nuovo, paradossale, in cui i primi sono gli ultimi e gli ultimi i primi, in cui chi perde guadagna e chi vuol salvare la propria vita la perde. Intuiamo che Gesù parla di un regno di gioia, di libertà, di gratuità, di misericordia, e apprendiamo che rimprovera i farisei, gli operai della prima ora e il fratello maggiore del figlio prodigo perché non vogliono comprenderle e condividerle.

Dio è libero, distribuisce i suoi doni senza badare a calcoli, superando ogni aspettativa. Solo il rifiuto può limitare la sua generosità. E spesso a opporre questo rifiuto sono proprio coloro che si ritengono giusti, perché credono di poter pretendere e si indignano con coloro che Dio stesso ammette a condividere i suoi doni. Rimproverano a Dio di essere troppo debole e indulgente con gli altri. Costoro, pur avendo familiarità con Lui, hanno perduto il senso e il gusto di Dio e sono incapaci di rallegrarsi della gioia che Lui prova nell’accogliere e nel perdonare.

Ci sono anche dei peccatori che si chiudono alla misericordia divina. Alcuni perché sono così accecati dalle loro colpe che pensano di non averne bisogno; altri perché se ne giudicano indegni, pensano che Dio non li perdonerà mai.

Tutti negano lo sgorgare imprevedibile della prodigalità di Dio, questa gioia che Egli prova nel donare e nel perdonare. Dio è Padre e manifesta se stesso eminentemente nel dono e nel perdono.

È per questo che tutti coloro che conoscono e amano Dio fanno festa, in cielo, davanti a questa rivelazione.

Per comunicare questa gioia bisogna avere anche noi il gusto del dono e del perdono. Il giudizio finale, ci dice Gesù, si farà proprio su questa comunanza di spirito e di esperienza: Dio donerà a tutti coloro che hanno donato; tutti coloro che hanno perdonato saranno a loro volta perdonati. Il nostro dono e il nostro perdono verso gli altri è la prova che abbiamo imparato molto amore e molta misericordia a forza di aver ricevuto molto perdono.

Il Dio che Gesù ci rivela stenta a trovare posto nella nostra cultura e nella nostra società, la quale, proprio per questo, ne ha estremo bisogno. Apparentemente non è utile, non serve, però ci dà qualcosa che né il progresso, né la ricchezza, né i tanti beni di consumo ci danno: sentirci amati singolarmente, uno per uno, in modo assoluto, incondizionato e totale.