Dio crede nell’uomo

Letture del 12 giugno, 11ª domenica del Tempo ordinario: «Vi ho fatti venire fino a me» (Es 19,2-6); «Mentre eravamo ancora peccatori» (Rm 5,6-11); «Chiamati a sé i dodici, diede loro potere» (Mt 9,36-10.8)DI PIERDANTE GIORDANONella celebrazione liturgica è il Vangelo a dare la nota di unità alla Scrittura che viene proposta. Dal Vangelo si parte, al Vangelo si arriva. Ma nella pagina odierna il brano evangelico proposto si presta ad aprire la riflessione su più piste di approfondimento e con una certa difficoltà offre rimandi a collegare le altre due letture. Infatti il testo di Matteo ci può aiutare a riflettere comunitariamente sulla sproporzione tra i destinatari della missione evangelizzatrice e gli operatori che assumono questo impegno («la messe è molta…»); sulla vocazione di Dio che ha una caratteristica personale e individuale: Dio non spara nel mucchio, ma incontra personalmente nella profondità intima della persona («i nomi dei dodici sono…»); sulla «pedagogia» che Gesù suggerisce nell’opera di evangelizzazione e missione (partite dai vicini, da chi ha già una certa base di esperienza religiosa, non avventuratevi subito sui «lontani»: «non andate tra i pagani…»); sugli obiettivi della missione (la presenza del Regno, la liberazione dal potere di satana); sul criterio fondamentale e caratterizzante la missione degli inviati da Gesù (la «gratuità» assoluta: «gratuità» che implica nel proprio significato più serio anche la capacità di non lasciarsi condizionare dai risultati, anche quando lasciano l’impressione della inutilità della fatica compiuta).

Ma c’è anche una linea di riflessione che può essere significativo ricavare, quasi in filigrana, all’interno delle tre Letture proposte e che può orientare una riflessione utile e incoraggiante per le nostre comunità che, a volte, possono sentirsi avvilite o scoraggiate di fronte alle esigenze che la Parola di Dio ci richiama (la Parola di Dio non è mai accomodante e non dà pretesto al disimpegno o alla mediocrità). È la riflessione sulla «fiducia» di Dio nell’uomo. Anche Dio sembra dire un suo «credo», indirizzato alla nostra umanità. Dio si fida di noi, nonostante la nostra costitutiva fragilità. È questo un segno straordinario di come Dio ci stima, ci ama, si appassiona a noi, ci coinvolge.

Non ci scaraventa ai margini, perché sono evidenti i nostri limiti. Non fa a meno di noi, perché difettosi. Non ci strumentalizza, limitando il Suo interesse verso la nostra umanità, pronto a perderci in quegli aspetti delle nostre possibilità che risultano carenti. Dio ci pensa, ci affianca, ci valorizza, ci esalta in misura piena. E basta. Non tiene conto d’altro. «Gratuitamente avete ricevuto» e, nell’Esodo, ci ricorda: «Ti ho sollevato su ali d’aquila; ti ho fatto arrivare a me». È Dio che ci eleva ai suoi orizzonti. La storia del nostro passato, fissata nella Scrittura, ci dice tutta la passione di Dio a strapparci dalla tentazione di volare basso e di accontentarci del poco. Dio sogna sempre in grande. Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, rimedita su questa volontà di Dio di orizzonti straordinari per noi e ci ricorda che questo non è dovuto a nostri particolari meriti, ma è il segno evidente della gratuità di Dio: anche quando ci siamo messi contro di Lui ha continuato ad amarci e a offrirci segni di stima. Il Vangelo è il massimo di questa fiducia di Dio verso di noi: chiede che Lo affianchiamo nell’impresa che Gli sta più a cuore: liberare l’uomo da tutte le sue schiavitù e da tutti i condizionamenti che lo espropriano della sua dignità. Dio ci coinvolge, personalmente, nell’obiettivo che lo appassiona di più. Ce ne fa partecipi. Ci corresponsabilizza.

Più che leggere questa missione come un peso e una responsabilità che Dio ci affida, sarebbe molto meglio immaginare quanto Dio ci stima e ci chiama a condividere ciò che Lo appassiona. Se la pagina odierna fosse interpretata in questo contesto di fiducia di Dio verso di noi e di gusto gioioso di un padre che è felice di vedere i suoi figli (anche un po’ pasticcioni!) coinvolti nel lavoro su cui si entusiasma, capiremmo la forza dell’espressione conclusiva del Vangelo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».