Dio continua a chiamare

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto18 gennaio, 2ª domenica del Tempo Ordinario. Siamo invitati dalle Scritture di questa domenica, non solo a considerare che Dio ha chiamato Abramo, Mosè, S. Paolo… ma anche a cogliere gli appelli di Dio che risuonano nel nostro mondo, perché Dio continua giorno per giorno ad operare per la nostra redenzione. Dio crea l’anima di ogni uomo. Vangelo. La chiamata dei primi discepoli.La scena del Vangelo si riallaccia al racconto del battesimo di Gesù. Egli inizia la sua vita apostolica. Ma non inizia lui stesso subito con chiamate alla propria sequela.

Giovanni Battista, l’ultimo profeta dell’Antico Testamento, che sa di essere il precursore, colui che gli prepara la via, gli manda infatti i primi discepoli. Il primo si chiama Andrea, il secondo insieme ad Andrea, non nominato, è senza dubbio Giovanni, l’evangelista stesso che ha scritto questo brano del Vangelo che stiamo commentando. Sequela significa qui in modo del tutto originario: andare dietro a Gesù, sapendo solo di essere stati invitati a seguirlo. Ma questo stato non dura a lungo, perché Gesù si volta e i due vanno verso di lui sotto il suo sguardo. «Che cosa cercate?» Essi non possono tradurlo in parole, perciò ecco la contro domanda: “«Maestro, dove abiti?». Dove è casa tua, affinché possiamo conoscerti meglio? «Venite e vedete». Invito ad andare insieme, senza ulteriore spiegazione; solo chi va insieme a lui, vedrà. E questo viene confermato: «Andarono insieme, e videro, e restarono». Restare è la parola che significa per Giovanni l’essere definitivamente presso Gesù, la parola della fede e dell’amore. Neppure il terzo discepolo, Simone, viene chiamato, ma viene come trasferito, quasi forzato. Gesù lo fissa con gli occhi: io ti conosco: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni». Ma io ti adopero per qualcos’altro: tu devi chiamarti Cefa, roccia, Pietro. Nessun invito, è una requisizione. A Gesù infatti occorre non solo tutto quell’uomo, gli occorre come pietra basilare per ciò che costruirà. Pietro sarà a tal punto la pietra basilare che dovrà portare tutto, anche l’amore ecclesiale: «Simone, mi ami tu più di questi?». A chi più è stato dato più sarà richiesto.

I Lettura. Un esempio di fedeltàLa prima lettura racconta la chiamata di un ragazzo portato dalla madre al Tempio. Diventerà un personaggio famoso nella storia di Israele, cioè Samuele, colui che consacrerà re prima Saul e poi David. Dio lo chiama mentre dorme. Lui sente la chiamata, ma non sa chi l’ha chiamato. «Samuele non conosceva ancora il Signore». Perciò alla prima e seconda chiamata egli va dal sacerdote Eli, finché questi alla terza chiamata comprende che il Signore stesso chiama il ragazzo e gli spiega le cose come deve: «Se ti chiama ancora, rispondi: “Parla, Signore, il tuo servo ascolta”». Questa è, intesa secondo il Nuovo Testamento, la mediazione ecclesiale, sacerdotale della chiamata di Dio. Tante persone sentono è vero una chiamata, ma sono insicure, non possono interpretarla, spiegarla giustamente. Allora viene inserita la Chiesa, il sacerdote, il quale sa che cosa è una chiamata autentica o solo presunta; il Dio che chiama si affida a questa mediazione. Il sacerdote, come Eli nel Vecchio Testamento, deve poter distinguere se è realmente Dio che chiama, e se sì, educare all’ascolto e al servizio perfetto. Samuele dice la Scrittura «non lasciò andare a vuoto nemmeno una parola». II Lettura. «Non appartenete più a voi stessi»La seconda lettura chiarisce che uno il quale ha veramente ascoltato la chiamata e ne ha colto l’immenso valore, «non appartiene più a se stesso». Egli è un acquisto, che desidera appartenere con anima e corpo al suo Signore. Qui il tono viene posto sul corpo, di cui colui che è chiamato il quale viene come espropriato, perché, dice Paolo, è diventato un membro nel sacro Corpo di Cristo; allora se uno pecca a riguardo del proprio corpo, la macchia è sul Corpo stesso di Cristo. L’espropriazione che si esige anche nelle precedenti storie di chiamata, non è parziale, ma totale. L’intero uomo corporeo entra nel servizio di Dio. Deve andare insieme, vedere, rimanere. Chi vede la vita secondo la fede Cristiana non chiede di meglio, perché desidera affidarsi solo all’abbraccio di Dio.