Di fronte alla Resurrezione: colui che cerchiamo è diventato l’eterno Vivente

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di GrossetoDomenica 12 aprile, Pasqua di ResurrezioneCarissimi fratelli e sorelle, anche se non ci conosciamo e siamo distanti tra di noi, scriviamo  e leggiamo queste cose non per passatempo  e nemmeno per mestiere, ma per conoscere sempre meglio il nostro Dio. Oggi che ricordiamo la resurrezione, il segno più bello e più forte del suo amore,  gioiamo per il coinvolgimento degli uomini e delle donne nella Pasqua del Signore,  e stringiamoci in un abbraccio festoso ed augurale che anticipa la felicità eterna. Vangelo: Chiesa degli uomini, Chiesa delle donneVengono fatti partire nel Vangelo i due discepoli più importanti, Pietro, il ministero ecclesiale, e Giovanni, l’amore ecclesiale, vengono mossi da Maria di Magdala, che per prima ha visto la tomba aperta. I due discepoli corrono «insieme» si legge, e tuttavia non insieme, perché l’amore è più rapido e meno affaticato del ministero che deve occuparsi di molte cose. Ma l’amore lascia entrare per primo il ministero per l’esame, finalmente Pietro vede il sudario avvolto e giudica che là non c’era stato nessun furto. Ciò basta per lasciar entrare l’amore, il quale «vede e crede», non propriamente alla risurrezione, ma alla giustezza di tutto ciò che è avvenuto con Gesù. Fino a qui arrivano i due rappresentanti simbolici della Chiesa: tutte le cose sono a posto, la fede in Gesù è giustificata nonostante tutto l’imperscrutabile della situazione.

Quanto alla vera fede nella risurrezione, essa viene prima per la donna, che non «va a casa», ma con ostinazione sul posto dove è sparito il morto va cercando di lui. Il posto vuoto diventa luminoso, misurato dai due angeli dalla parte del capo e dei piedi. Ma il vuoto luminoso non è sufficiente per l’amore della Chiesa. Essa lo riceve nella chiamata di Gesù: Maria! In tal modo tutto è pieno oltre l’orlo, il cadavere che si cerca è l’eternamente Vivente. Ma non è da toccare perché è in via verso il Padre: la terra non deve trattenerlo, ma dire «sì» come per la sua incarnazione, così ora per il suo ritorno al Padre. Questo «sì» diventa la felicità della missione ai fratelli: dare è cosa più beata che tenere per sé. La Chiesa è nel suo profondo più profondo donna, come donna essa abbraccia sia il ministero ecclesiale, sia l’amore ecclesiale, i quali si appartengono: «La donna abbraccerà l’uomo» (Ger 31, 22).

I Lettura: Il ministero annunciaPietro nella prima lettura predica su tutta l’attività di Gesù; lo può fare in questa maniera superiore e vittoriosa solo a partire dall’evento della risurrezione. Questa getta la luce decisiva su quanto è passato: mediante il battesimo Gesù, rivestito di Spirito Santo e della forza di Dio, è diventato benefattore e salvatore per tutti, la passione appare quasi come un intermezzo per la cosa più importante: la testimonianza della risurrezione; poiché testimonianza deve essere, dato che l’apparire del Glorificato non doveva essere uno spettacolo per «tutto il popolo», ma un incarico ai «testimoni predestinati» ad «annunciare al popolo» l’evento, il che sfocia in due cose: per i credenti il Signore è «la remissione dei peccati», per tutti sarà «il giudice istituito da Dio». La predica del Papa è quintessenza di lieto annunzio e sintesi di insegnamento ministeriale. II Lettura: L’apostolo spiegaPaolo nella seconda lettura trae la conclusione per la vita cristiana. Il morire e il risorgere di Cristo, due cose entrambe avveratesi per noi, ci hanno realmente riferiti a lui: «Voi siete morti», «voi siete risuscitati con Cristo». Dal momento che tutto ha la sua consistenza in lui (Col 1, 17), tutto attua il suo movimento con lui. Ma come l’essere di Cristo era determinato mediante la sua obbedienza al Padre, così anche il nostro essere è indivisibile dal nostro dovere. Anche se abbiamo da compiere cose terrene, non possiamo restare appesi ad esse, ma dobbiamo con la nostra intenzione mirare verso ciò che non solo dopo la morte, ma già ora è la nostra più profonda verità. Nel dono della Pasqua si trova l’esigenza della Pasqua. E anche questa è un puro dono.