Davanti alla morte con speranza

Domenica 2 novembre, commemorazione di tutti i fedeli defunti.  Nel clima festivo di questa domenica campeggia un tema del quale si parla in letture bibliche diverse in ciascuna delle tre celebrazioni eucaristiche consentite. Le nostre riflessioni non si ispirano particolarmente ad uno degli schemi proposti, ma intendono orientare la nostra preghiera per i defunti, e, insieme aiutare ogni persona che pensa a quell’atto finale della sua avventura umana: quel momento della morte, solenne e tremendo, da affrontare «per Cristo, con Cristo e in Cristo» per la gloria del Padre e per la nostra felicità eterna.

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto La grande preghiera per i mortiCi riuniamo nelle Chiese, nei cimiteri con il proposito di consolare ed essere consolati dai nostri morti, coloro cioè che ci hanno preceduti in questo destino comune «in signo fidei et dormiunt in somno pacis».

Man mano che il nostro spirito cristiano si apre alla realtà dei defunti, si profila anche uno scenario grandioso: fratelli di ogni tempo, popolo e nazione. Sconcerta un pò, nel pensare i nostri cari che vorremmo intimamente tutti per noi, partecipi invece di questa assemblea sconfinata che sembra renderli anonimi È il Regno di Dio nel quale il numero non impressiona perché «come il cielo sovrasta la terra, così i pensieri di Dio sovrastano i nostri pensieri», ma sono i pensieri di Dio Padre il quale conosce ed ama e chiama per nome ogni figlio. Allora l’orizzonte si articola ancora, e sentiamo doverosa la preghiera per gli altri defunti, a cominciare dalle vittime delle guerre, dell’abbandono, delle miserie umane alle quali poco è stato raccontato della bontà e della bellezza di Dio. E la nostra preghiera si fa preziosa perchè sembra ingrandire se fosse possibile, il disegno della salvezza universale del Padre, con la nostra minuscola partecipazione.

La lampada che dissipa le tenebreSappiamo tutti che non c’è condoglianza che ci possa consolare soprattutto quando pensiamo alla morte solo in termini terreni. Addirittura preferiamo che non ci sia ricordato quel momento perchè ciò che avviene con la morte e dopo la morte, ci atterrisce. Le conoscenze umane, in proposito, non ci dicono nulla: e generano soltanto smarrimento, fantasie, sconforto. Perciò non bastano inostri limitati sentimenti a commemorare degnamente e pienamente i nostri defunti. Occorre ben altro: ed ecco la lampada della nostra santa Religione venirci incontro per illuminarci, guidarci ed indicare, in ogni momento, quel che si deve pensare e compiere dinanzi al trapasso della esistenza dal tempo all’eternità. Non che questa lampada possa dissipare, tutte le tenebre. San Paolo ci ricorda che noi, adesso, vediamo come per riflesso, «in aenigmate».

Nondimeno quel che la Religione ci fa intravedere per il dopo è tale da darci grandi certezze, alimentate e sorrette dalle tre virtù teologali, la fede, la speranza, la carità. Pertanto la nostra comunione con il Regno di Dio deve rendere fruttuosa la vita in questo mondo. Una vita nella carità perché il nostro atto di amore faccia brillare un raggio di luce nel vuoto di tante anime; una vita di fede alimentata dal pane di Vita che è l’Eucarestia; una vita purificata dal sacramento della penitenza; una vita di speranza che renda lieti e laboriosi i nostri giorni.

A immagine e somiglianza di DioLa speranza dunque non è un desiderio debole o forte del cuore; non è un bisogno di immortalità, che pure Dio ha stampato nella coscienza dell’uomo difficilmente rassegnato di fronte all’abisso del nulla. No, la speranza ha una roccia, una solida roccia, su cui sta saldo il senso di ogni vita umana: «Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza». La speranza è l’ostinazione salvifica dell’amore del Padre. La speranza è l’obbedienza perfetta del Figlio, la sua volontà di non perdere nulla e nessuno. È l’abbandono fiducioso dell’uomo nella fede. Allora la speranza può vincere la tristezza e diventa dialogo con il mondo dell’invisibile, più reale di quello visibile. Diventa comunione con i nostri cari già afferrati dalla vita. Per sempre.