Dal deserto della prova all’oasi della pace

Domenica 26 febbraio, Prima domenica di Quaresima. Letture: Gen 9,8-15; 1 Pt 3,18-22; Mc 1,12-15. «Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana»di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. Il tempo di quaresima viene e si consegna con pagine che parlano di Gesù e in Gesù a noi e di noi, egli infatti è la parola nascosta nella pagina che parla al nostro udito, parola che apre gli occhi sulla nostra nascosta verità. Una opportunità unica, domenica dopo domenica, a cominciare con il racconto della tentazione di Gesù.

2. Un racconto estremamente conciso, due soli versetti, in cui a ogni vocabolo è sotteso un universo di storia e di significati: «E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da satana. Stava con le fiere selvatiche e gli angeli lo servivano» (Mc1,12-13). Il «subito», caratteristica di Marco (Mc1,18.20.21.29.42; 2,12…), lega la tentazione a quanto la precede, la proclamazione di Gesù come Figlio amato e unico nella sua relazione con il Padre, Figlio su cui scende lo Spirito o Soffio divino (Mc1,10-11) il quale immediatamente, simile a forte vento, lo spinge nel luogo della prova, il «deserto», e per un tempo preciso, «quaranta giorni». Il fatto che sia lo Spirito a smuovere un Gesù, forse riluttante (cf Mc 14,35-36), qualifica ciò che sta per accadere come «tentazione-prova» diversa dalla «tentazione-astuzia». La prima è da Dio, e solo questa lo è (Gc 1,13), quella ad esempio patita da Abramo, Isacco e Giacobbe (Gdt 8,26-27), da Israele nel deserto (Dt 8,2; 13,4) e in definitiva da ogni uomo sotto il sole (Gb 7,17-18). Sì, «la vita è un combattimento» (Gb 7,1). Scopo di tale prova poi è il «saggiare il cuore», il verificare cioè se il sì a Dio e alla sua via regge o soccombe alla «tentazione-astuzia», il cui prototipo narrativo è la seduzione patita da Adamo ed Eva, e nei progenitori ciascuno legga se stesso. Tentazione la cui mira è la «rovina del cuore» iniettando in esso una immagine perversa di Dio e della sua via, un Dio subdolamente nemico della intelligenza, della libertà e della felicità dell’uomo, un Dio da cui emanciparsi in nome della propria dignità e della propria realizzazione. Gesù è il riassunto di questa trama millenaria, rivive la tentazione-prova evento dello Spirito, della iniziativa cioè del Padre, e la tentazione-astuzia evento di satana, l’avversario.

Un faccia a faccia per quaranta giorni, evocazione dei quarant’anni di Mosè e di Israele nel deserto e dei giorni di Elia nel deserto, numero che dice compiutezza. Nel cammino dell’uomo vi sono tempi necessari di prova che vanno interamente consumati, a cui non si può sfuggire anche se correttamente non desiderati. Un occhio contro occhio nel deserto e non casualmente, nel suo essere luogo ostile, appuntato di oasi e senza appigli, non si danno alternative all’aut-aut, all’o-o, esso diventa la metafora del che cosa può diventare l’uomo in base alla risposta data a Dio o al suo contendente. E quale sia stata la risposta di Gesù lo dice la stupenda immagine del suo stare pacifico e pacificante in compagnia di fiere e di angeli, in armonia con il mondo terrestre e celeste e in rapporti di lieti annunci nei confronti del mondo umano (Mc1,14-15).

L’intenzione dell’evangelista è chiara: Gesù è il nuovo Adamo e l’Israele riuscito, in lui la creazione è ricondotta al suo in principio e il sogno isaiano della riconciliazione cosmica (Is 11,1-9) si adempie. In lui il segno che il sì a Dio non significa diminuzione dell’uomo ma nascita a primavera per l’uomo, oasi di ospitalità nel deserto ostile della vita, oasi di novità amica nella consuetudine di giorni nell’inimicizia.

3. Questa parola è rivolta a noi e parla di noi ricordando che prima o poi, sulle orme del Maestro, giunge il tempo della grande prova: « Il Signore è in mezzo a noi, si o no?» (Es 17,7). E altresì ricordando che è possibile uscirne vincitori in Cristo: «Per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (Eb 2,18). L’importante è non essere trovati soli quando le ragioni del no, e ciascuno ha le sue, sembrano imporsi con ragionevolezza alla coscienza; l’importante è l’entrare nella prova e il vivere la prova in sua compagnia facendo proprio il suo sì che dichiara, nonostante tutto, che Dio è amore e che vuol fare dei messi alla prova delle umanissime oasi in pace e di pace alla carovana dei pellegrini della vita, e a ogni animale , fiore e angelo. Una maniera altissima di essere che nessuna seduzione può strappare dal cuore, iniziati a sapere chi ti mette alla prova per plasmarti in uomo vero e chi solo per strapparti alle mani del vero vasaio.