Cosa vuol dire seguire Gesù

31 agosto, 22ª domenica del Tempo ordinario: «La parola del Signore è divenuta per me motivo di obbrobrio» (Ger 20,7-9); «Ha sete di te, Signore, l’anima mia» (Salmo 62); «Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente» (Rm 12,1-2); «Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso» (Mt 16,21-27)

DI STEFANO TAROCCHI

Quale sia il significato della pubblica confessione che Pietro manifesta a Gesù, possiamo desumerlo dal silenzio sulla sua messianicità imposto ai discepoli («ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo»), e soprattutto dal primo degli annunci della passione, che segue immediatamente. Gesù rivela ai discepoli che essere il Cristo, il Messia, lo porta a Gerusalemme alla sofferenza e alla morte, e dopo tre giorni alla risurrezione. Pietro che vuole allontanare da Gesù la strada della croce, è messo in guardia dal fare da inciampo a Gesù, «scandalo», per cui egli, se pensa «non secondo Dio ma secondo gli uomini», diventa l’avversario di Gesù (il  «satana»). Gesù non allontana Pietro, ma gli dice «vai dietro di me», cioè «diventa mio discepolo»: egli deve mettersi ancora una volta nella sequela di Gesù.

Sono le successive parole di Gesù a farci capire che seguirlo significa assumere la croce con lui, e soprattutto assoggettarsi alla verità dirompente che per trovare la propria vita occorre essere capaci di perderla. Così il profeta Geremia accetta di lasciarsi attrarre dalla «violenza» del Signore: il fuoco ardente nel suo cuore, che gli impedisce di trovare una via comoda per sfuggire al compito di «parlare nel suo nome». È solo a prezzo di accettare la via dirompente del Vangelo che si riscopre la verità sulla propria esistenza. Si è capaci, cioè, di offrire se stessi, come «culto spirituale», «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio», come dice Paolo ai cristiani di Roma. Pensare «non secondo Dio ma secondo gli uomini« significa per l’apostolo non adagiarsi su quelle strade (lett. «prendere la stessa forma») che sono la regola comune, ma scrutare con l’aiuto dello Spirito il volere di Dio e ricercare ciò che è «buono, gradito e perfetto» ai suoi occhi. È il superamento di quell’idolatria alla ricerca di un modello di fede conforme al nostro interesse per assumerne uno nuovo, nella fedeltà alla «parola del Signore», qualunque rischio comporti.