Contemplazione della nostra nascita da Dio: figli nel Figlio

La seconda domenica dopo Natale riprende il Vangelo del giorno di Natale: Giovanni, il contemplativo e mistico che come con un vigoroso colpo d’ala solleva il nostro sguardo dalla contemplazione amorosa e affettuosa della grotta con i pastori e gli angeli, alla profondità mistica della vita trinitaria stessa (Gv 1, 1-2) e “in principio” cioè in un’anteriorità rispetto alla storia, al creato, a tutto. Non è, il Verbo, il primo di una serie, è l’Inizio assoluto.

Il primo versetto disegna la sua carta d’identità: era eternamente – presso, ma distinto dal Padre –  Dio. Di là però come in una cascata lo sguardo scende alla creazione (v 3). Eternamente Dio egli è anche l’architetto del Creato, di tutto il creato (Vedi la prima lettura, il ruolo della Sapienza nella creazione). E come all’atto creativo Dio separa la luce dalle tenebre, il dono del Figlio agli uomini è dono di vita e di luce che splende nelle tenebre. Il male non può avere l’ultima parola. Scendiamo ancora con lo sguardo e vediamo descritte le relazioni del Verbo e del mondo nella Storia: un uomo lo annuncia, Giovanni Battista, (v. 6-8) e la sua venuta è come la venuta della Luce, ma a differenza  della vittoria della luce sulle tenebre nei vv 3-5 la luce venuta nel mondo non è riconosciuta, i suoi non lo hanno accolto, proprio il suo popolo (9-11)

Scendiamo ancora e siamo al punto più basso di tutta la costruzione letteraria che non è la Sua venuta nella carne (9-11) ma la nostra filiazione nel Verbo, la nascita nuova della persona umana come figlio di Dio. Questo è il punto centrale di questi versetti del prologo. Da qui, infatti, lo sguardo risale alla presenza del Verbo nella storia (14), alla sua Incarnazione e subito di seguito alla testimonianza che Giovanni Battista rende a questo fatto ( 15), il suo essere dono e grazia per gli uomini  (16), il suo ruolo nella nuova Creazione, la Legge data da Mosè era la prima alleanza, ma questa è Alleanza di grazia e verità.

E infine lo sguardo ritorna da dove è partito: alla contemplazione della vita intima della Trinità dove il Figlio unico volto verso il Padre è Colui che rivela questo Padre agli uomini.