Con lo sguardo fisso su Cristo

Il versetto del brano di vangelo riportato sopra, non ci dà conto della ricchezza d tutto il brano che oggi viene proclamato durante la celebrazione eucaristica. Infatti, prima del racconto dell’episodio della sinagoga di Nazaret, vengono proclamati quattro versetti che costituiscono il vero inizio del vangelo di Luca. In quei versetti, da bravo storico e ricercatore, l’evangelista assicura il suo ipotetico ascoltatore, che chiama Teofilo (amante di Dio), della accuratezza con la quale ha cercato di mettere insieme un resoconto ordinato degli avvenimenti compiuti da Gesù in mezzo a noi e trasmessi da testimoni oculari. Questo avvio di Luca è molto importante perché ci rende sicuri della veridicità storica di quanto racconta nel suo libretto e di come questa ci rende certi (come Teofilo) della solidità degli insegnamenti che abbiamo ricevuto. Da questo parole si constata anche la “novità assoluta” della fede cristiana che ha a suo fondamento non speculazioni filosofiche o dottrine umane, o libri, ma fatti concreti che hanno riguardato la persona di Gesù di Nazaret, in particolare la sua morte e la sua risurrezione.

Dopo il “vangelo dell’infanzia” di Gesù e prima di raccontare l’episodio di Nazaret, Luca ha narrato del battesimo di Gesù nel fiume Giordano da parte di Giovanni Battista, con la venuta su di Lui dello Spirito Santo e, come spinto dallo Spirito, si sia recato nel deserto dove è tentato da Satana. Con la potenza dello stesso Spirito, scrive l’evangelista, Gesù torna in Galilea ove si era diffusa la fama, insegnava nelle sinagoghe e gli abitanti di quella regione gli rendevano lode. E’ a questo punto che l’evangelista descrive con grande minuzia di particolari la prima predica di Gesù nella sinagoga di Nazaret ove, quando ancora non era famoso, si era recato più e più volte secondo il suo solito di sabato. La minuzia con la quale Luca ci descrive la scena, sottolineando il comportamento solenne di Gesù, sta a dire ai nazaretani, ma anche a noi, che sta per accadere qualcosa di grande a cui si deve la massima attenzione. Ricevuto dall’inserviente il rotolo del libero di Isaia, Gesù cerca il brano ove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l’unzionee mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;a rimettere in libertà gli oppressi,a proclamare l’anno di grazia del Signore».

E l’evangelista continua: «Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui». Il racconto raggiunge così il suo apice. La tensione e l’attesa per quello che Gesù dirà sono al massimo. I nazaretani attendono con ansia e curiosità il commento del paesano alle parole del profeta: che dirà? E Gesù non li delude perché le sue parole sono «nuove» e «scandalose»: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Parole «nuove» perché inaspettate e perché buone e belle in quanto annunciano la realizzazione di quanto affermato dal profeta Isaia. Ma anche “scandalose” perché Gesù afferma di essere lui il compimento di tale profezia. Infatti, domenica prossima ascolteremo come questo annuncio di Gesù crei nei suoi paesani un duplice atteggiamento, uno di accoglienza e di meraviglia, l’altro di scandalo e di rifiuto.

Stiamo vivendo l’Anno della Fede. La fede cristiana ha un centro, un fondamento che è una persona a cui rimanda la stessa Scrittura: Gesù di Nazaret! «Oggi» il Cristo Risorto vivo in mezzo! E’ Lui che dobbiamo credere e che dobbiamo amare, Lui che, risorto, vive nella Chiesa dalla quale è inseparabile. Chiediamoci: noi che Gesù crediamo e amiamo? Quello di cui ci parla la Chiesa o l’idea che noi ci siamo fatti di Lui? L’Anno della Fede è anche un anno di purificazione della nostra fede. Che per nessuno passi invano!