«Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui» (Lc 2,40). Questi tratti di Gesù mostrano che il Figlio di Dio, pur essendo l’Onnipotente, ha scelto in umiltà di rispettare le tappe di crescita proprie di ogni persona. L’ambito domestico emerge qui come luogo di esperienza umana e spirituale di fondamentale importanza. La Festa della Presentazione al Tempio incoraggia il cammino spirituale degli sposi del nostro tempo, che frequentano la comunità cristiana auspicando la piena crescita dei propri figli. Per vivere le tappe dell’iniziazione cristiana del bambino, Maria e Giuseppe accolgono le indicazioni sapienti di Simeone e Anna: un uomo e una donna ricchi di fede, che intravedono nella creatura la luce del Creatore. Uniamoci allora alla Santa Famiglia di Nazareth che consegna il figlio al disegno divino e affidiamole idealmente ogni piccolo concepito che chiede un abbraccio. Oggi infatti si celebra anche la 42ª Giornata per la Vita. È l’occasione per dar luce al desiderio di vita buona e sensata che fiorisce negli uomini e nelle donne di questa epoca. Infatti, come dicono i nostri vescovi, «la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte». Spesso sono proprio le situazioni di prova, le relazioni da ricostruire, le crisi da superare, a nascondere l’opportunità di dare un senso nuovo all’esistenza, schiudendo il proprio cuore allo Spirito che risana gli animi. Questa Grazia «purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia» (Ml 3,3).Le candeline che accendiamo oggi sono il segno del «desiderio» di ribaltare lo sguardo dalla terra al cielo. La parola de-siderium letteralmente esprime l’aspirazione ad andare, come «stirpe di Abramo» (cfr. Eb 2,16) oltre le nubi che oscurano le stelle, per aprire le porte alla speranza.Come ci dicono i Vescovi: «È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso». Questa catena di rifiuto con l’apporto di tutti noi e con la forza della Grazia può però essere interrotta e trasformata in un’azione di cura, capace di custodire ogni vita dal concepimento al suo naturale termine. Il cristiano è esperto di sofferenza e redenzione. «Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, Gesù è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (cfr. Eb 2,18). Lui, che è stato in agonia sulla croce e che è Risorto, può darci il coraggio di non cedere a scorciatoie dinanzi all’umanità fragile e agli stati di malattia terminale.Questa potenza di resurrezione è testimoniata nel nostro tempo da tanti religiosi e religiose che in questa domenica rinnovano i loro voti di vivere in castità, povertà e obbedienza, per rendere presente già qui ed ora il Regno di Dio che è in mezzo a noi. Ci animi a tutti, consacrati e famiglie, la saggezza di Simeone, per dire come lui ogni giorno, fino agli ultimi istanti: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (cfr. Lc 2, 30-32).*Vicario del Vescovo di Grosseto