Come pecore senza pastore

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto19 luglio, 16ª domenica del Tempo Ordinario. Gesù chiama in un luogo solitario i discepoli: «Riposatevi un po’». Doveva  forse essere anche un momento di verifica del loro apprendimento. Il salmo 22  riassume il metodo dell’insegnamento di Gesù. Il tutto però rimase solo un  tenero pensiero di Gesù perché lo cercavano da ogni  parte. Gesù da buon pastore continua comunque la formazione dei suoi apostoli  e si pone come modello per la loro vita e pane per la loro fede. I Lettura: «Necessità del pastore»In quasi tutto il mondo antico i re venivano chiamati con il titolo onorifico di Pastori. La stessa cosa avvenne in Israele dove,  dopo l’unzione di Saùl  ci fu sempre un re fintanto che Israele  non perse la libertà. Nella Scrittura leggiamo che Dio non desiderava  che il  Suo popolo avesse un Re, e lo concesse solo in seguito ad insistenza del popolo. Il motivo era evidente: al re sta a cuore il potere e di solito il re diventava  il tiranno che viveva lautamente con le tasse e le guerre imposte ai  sudditi.

Dio tramite il profeta dà un giudizio severo su questi personaggi egoisti e potenti agli occhi del popolo, e annuncia  la loro sostituzione con un vero pastore  proveniente dalla Casa di Davide che potrà giustamente chiamarsi: «Il signore è la nostra giustizia».

Vangelo: «Come pecore senza pastore»Pecore smarrite senza pastore appaiono a Gesù le folle di Israele, quando avendo sentito parlare di Lui  e delle sue opere, lo cercano ovunque. La folla lo cerca, istintivamente sente  che è quello il re  che ci vorrebbe, perché non vuol far pesare su di loro il proprio potere, è capace di capire e provvedere ai loro bisogni. Vorrebbero farlo loro re. Ma Gesù ne ha compassione ancor di più perché non sanno cercare altro che il pane a buon mercato. Hanno bisogno oltre che del pane, di un pastore, di una guida, di un modello di vita. Il titolo che accoglie di buon grado è quello di Maestro forse per indicare quanto i suoi discepoli dovevano apprendere. Maestro per l’insegnamento e maestro per l’esempio di vita vissuta, maestro che parla autorevolmente del Padre che sta nei cieli. Di potenti e di prepotenti ne hanno conosciuto tanti nella storia: i Babilonesi, i Persiani, gli Ellenisti, i Romani, «tutta gente nata nei peccati» (Gv 9,34). Gesù vorrebbe avere tempo di pace  con i suoi ascoltatori, ma essi lo cercano, lo inseguono, lo assediano tanto che «Non trova neppure il tempo per mangiare» e si consuma per loro: «Io do la mia vita per le mie pecore» (Gv 10,15). «E insegnò loro molte cose». Quelli che stanno con Lui lentamente ne capiscono le intenzioni e iniziano ad amarlo. II Lettura: «L’Eucarestia di ogni giorno»S. Paolo scrivendo agli Efesini li invita a prendere coscienza  di quanto è cambiata la loro vita e la loro mentalità dopo che hanno conosciuto Gesù. Egli mediante l’impegno della sua vita e con la sua morte in  croce, ha unito  le due parti fin ora divise del gregge umano: Israele ed i pagani. L’apostolo mette tutto il suo accento sul modo attraverso cui questa pace si è realizzata. E’ sulla croce, che il pastore ha dato  se stesso per i buoni ed i cattivi,  ed il suo sangue è stato versato in riscatto per tutta l’umanità, ed ha risanato ogni divisione. Non c’è più ne giudeo ne greco. Il nuovo popolo è il popolo del nuovo esodo, la Chiesa. Anche  il tiranno della legge viene deposto, la legge di tante esigenze  del molteplice  potere umano che  è tale da frantumare la vita.  Da ora in poi domina la pace sostenuta  dall’unico amore universale che ha portato Gesù prima sulla croce, poi nell’Eucarestia.

E l’Eucarestia si rinnova ogni giorno, perchè ogni giorno ci vorrà la misericordia di Dio perché questo nuovo popolo  appaia il sale della terra e la luce del mondo come il Buon Pastore lo ha chiamato ad essere in attesa del suo ritorno!