Com’è difficile oggi la correzione fraterna

Letture del 4 settembre, 23ª domenica del Tempo Ordinario: «Se tu non parli all’empio, della sua morte chiederò conto a te» (Ez 33,7-9); «Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce» (Salmo 94); «Pieno compimento della legge é l’amore» (Rm 13,8-10); « Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15-20)

a cura della COMUNITA’ DI SAN LEOLINOLa Chiesa, per due domeniche consecutive, ci invita a leggere uno dei più pregnanti e significativi capitoli del Vangelo di Matteo e cioè il capitolo 18 dove Gesù delinea alcune caratteristiche che devono caratterizzare il senso della vera comunità cristiana e dunque anche della nostra: la correzione fraterna, il riconoscimento della presenza di Gesù in mezzo alla sua comunità, il perdono reciproco. I testi di questa domenica, intanto, puntano la nostra attenzione proprio sulla correzione fraterna. Un problema attualissimo e anche drammatico, se consideriamo soprattutto la mentalità dominante nel nostro tempo. Potremmo dire, senza nessuna enfasi, che anche i cristiani di oggi si trovano immersi in una cultura pluralistica, frastagliata, densa di contraddizioni, che tende a oscurare in profondità la vita cristiana e quasi ad additarla come l’impossibile utopia di «anime belle». Ma se sappiamo staccarci, anche per poco, da questa mentalità ritroviamo una luminosa esperienza della Chiesa valida per ogni tempo e per ogni situazione. In effetti, l’evangelista Matteo apparteneva a una delle più antiche comunità cristiane. Anch’essa, come la nostra, non era una comunità di perfetti o di santi. C’erano persone di grande fede e persone di poca fede. Persone assidue nella preghiera e altre che raramente si univano alla celebrazione della comunità. Non mancavano i peccatori nel senso che davano, per così dire, un colpo al cerchio e uno alla botte: dicevano di credere in Dio, ma non rinunciavano per nulla alle proprie passioni e al desiderio edonistico di vivere. Per certi aspetti, c’era tutta una realtà che richiama anche la nostra situazione e perfino il nostro sgomento. Sembrano davvero pochi i cristiani che prendono con responsabilità la scelta di Dio in Cristo Gesù. Con queste persone la comunità di Matteo non sapeva come comportarsi. Ed ecco che a quella comunità e alla nostra, l’Evangelista porta oggi un grande insegnamento di Gesù che trova nella parola del profeta Ezechiele un punto di forza e un preciso avvertimento: «Figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella per gli israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia» (Ez 33,7). Anche san Paolo sottolinea con forza lo stesso punto: «Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole» (Rm 13,8). Siamo dunque sentinelle, vigili e trepidanti, della fede dei nostri fratelli e sorelle. In nessun modo, nella comunità cristiana, possiamo sentirci soddisfatti del nostro rapporto con Dio dimenticando che siamo responsabili, in un modo o nell’altro, della fede degli altri. Così, l’insegnamento di Gesù invita il credente e l’intera comunità a mettere in atto tutti i mezzi per recuperare il fratello che indugia nel proprio peccato o che si sta perdendo nell’anonimato del mondo sociale e culturale: «Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15).

Di fatto, non bisogna lasciare nulla di intentato per raggiungere lo scopo e convincere il fratello a tornare sui suoi passi. Tutto questo esige un grande amore, perché il nostro fratello non sia umiliato. Ma in realtà, dobbiamo constatare quanto sia diventata difficile oggi la correzione fraterna. È diffusa la convinzione che anche la religione cristiana sia un affare privato. Anzi, l’esperienza spirituale è un fatto così intimo che non può tollerare nessuna intrusione.

Questo modo di pensare ha contribuito enormemente alla crescita dei «credenti non praticanti» che guardano la comunità cristiana da lontano, salvo forse in occasione di funerali e matrimoni. Se il senso di appartenenza alla Chiesa si è affievolito, raffreddato, Gesù ci invita con la sua presenza in mezzo a noi, con la sua Parola e il suo Corpo, a lottare strenuamente perché tutti noi rifacciamo il cammino del cuore verso un’autentica e vitale comunità cristiana.