Che senso ha la morte in croce?
Certamente lo sguardo dovrà passare dalla Croce di Cristo a Dio che «ama il mondo»! «Padre, glorifica il Tuo nome … per questo sono giunto a quest’ora».
Il dolore è un momento di verità, per rivelare alla persona ciò che essa è: per una persona di fede, sia pure con le difficoltà e refrattarietà, il dolore è invito all’Amen sempre più generoso e fedele, perché scopre che questo entra «nei progetti di salvezza di Dio» e non solo la sua ma anche di tanti altri!
Il Salmo 24 ci fa ripetere: «guidami nella tua verità»! In quella che Gesù ha indicato come la «sua ora», è condensato tutto il mistero di Cristo Salvatore.
Indubbiamente nei Salmi, l’esperienza del dolore è ricchissima! Semmai manca l’esperienza di Cristo, uomo del dolore. A volte costituiscono un lamento: «fino a quando? … quasi a dire che il tempo del dolore sembra interminabile. Altre volte sono espressione di fiducia: «a Te protendo le mie mani!» Oppure si esprimono come un grido dall’abisso, quando l’unico, possibile aiuto viene dall’alto: «dal profondo a te grido, o Signore»!
«Facendosi obbediente fino alla morte di croce» Gesù vive il suo momento privilegiato di preghiera e di offerta per la salvezza. Da questo momento che rappresenta un salto di qualità nei confronti del pio Israelita, Gesù ci propone il significato nuovo del dolore posto davanti a Dio: nulla è più libero dell’offerta di sé, il trionfo della libertà vera, perché messaggio di amore supremo.
Se la salvezza in fondo è costituita dall’accettare e vivere i gesti di Gesù, se le sue parole sono destinate non solo ad essere udite ma a farsi nella nostra vita, guardando alla sua croce come atto definitivo e supremo, ci verrà fatto di pregare come Lui: «Padre, si compia in me il mistero della tua volontà» (Mat. 26) e la preghiera del dolore si consuma nell’offerta quali «ostie sante, vive, gradite a Dio» (Rom. 13)
Infatti l’offerta di sé per amore, comporta la rinuncia a se stesso e l’adesione al volere di Colui al quale appartengo: «non ciò che voglio io, Padre, ma ciò che vuoi Tu»!
È la preghiera del Maestro, Sacerdote e vittima, che diviene anche la nostra preghiera di sacerdoti e figli insieme, sì da diventare sede dell’amore pasquale, coimmolati con Lui, in Lui, per Lui: Volgere gli occhi a Colui che hanno trafitto, significherà tutto questo!