Battesimo di Gesù, epifania della Trinità

Domenica 7 gennaio, Battesimo del Signore: «Si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà» (Is 40,1-5.9-11); «Benedetto il Signore che dona la vita» (Salmo 103); «Il Signore ci ha salvato mediante il lavacro di rigenerazione nello Spirito Santo» (Tt 2,11-14.3,4-7); «Mentre Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera, il cielo si apre» (Lc 3,15-16.21-22)

DI MARCO DINO BROGILa Domenica dopo l’Epifania chiudiamo il Tempo Natalizio con la Festa del Battesimo ricevuto dal Signore Gesù all’inizio della sua predicazione pubblica. La scena dell’evento è narrata molto sobriamente da San Luca (terza lettura), che presenta il Battista il quale, mentre annunzia la venuta ormai prossima, del Signore, rileva la provvisorietà del battesimo da lui conferito, che è soltanto d’acqua e costituisce un rito penitenziale, contrapponendovi quello di Gesù, «in Spirito Santo e fuoco».

In seguito, mentre Gesù, ricevuto il battesimo, sosta in preghiera, avviene la Teofania narrata da tutti e quattro gli Evangelisti, cioè la discesa dello Spirito su Gesù in forma corporea e l’intervento del Padre, il quale lo proclama Suo Figlio prediletto.

La maestosa manifestazione di Gesù con l’intervento delle altre due Persone della SS. Trinità costituisce il fulcro di tutto l’avvenimento, ed infatti la Liturgia latina la ricorda sin dalla Liturgia delle Ore del giorno dell’Epifania, tanto alle Lodi (antifona al Benedictus) che ai Vespri (antifona al Magnificat), menzionandola assieme alle altre due epifanie del Signore, l’adorazione dei Magi, che è l’oggetto della celebrazione del 6 gennaio, ed il suo primo miracolo, quello delle Nozze di Cana.

Ancor più, il ricordo del Battesimo precede, nell’antifona delle Lodi, la menzione degli altri due eventi, e in Oriente, dove è nata la Festa dell’Epifania, essa ha per oggetto proprio e soltanto il Battesimo del Signore.A questa apoteosi possiamo collegare quanto ci ha detto il Profeta Isaia all’inizio della Liturgia della Parola, annunciando gioiosamente l’apparizione della gloria del Signore Dio e proclamandone solennemente la venuta con grande potenza, ma anche con tanta tenerezza verso i piccoli e gli indifesi, rappresentati dagli agnellini e dalle pecore madri (prima lettura).

La contemplazione di questa scena grandiosa, significativa della consacrazione di Gesù per opera dello Spirito Santo con unzione sacerdotale, profetica e regale, come recita il Prefazio della Festa, non rimanga sterile, non sia un semplice andare con la mente ad eventi della vita di Gesù, ma rievochi in noi, come ci suggerisce la scelta del testo paolino ora udito (seconda Lettura), la memoria del nostro battesimo, sebbene esso differisca sostanzialmente da quello conferito da Giovanni nelle acque del Giordano, in quanto il battesimo istituto da Nostro Signore e conferito nel nome della SS. Trinità, ed esso solo, ha il potere di liberare dal peccato chi lo riceve, di rivestirlo di Cristo e di incorporarlo alla Chiesa.

Come frutto di questa celebrazione, rinnoviamo il nostro atto di fede nella Persona umana e divina di Gesù e nella Sua missione e, accogliendo l’insegnamento e l’esortazione dell’Apostolo, procuriamo che il ricordo del nostro battesimo impegni il nostro agire in modo da mantenere viva l’efficacia in noi di quel «lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo effuso su di noi», sono le sue parole, e da vivere con una condotta sempre coerente con la nostra designazione «a eredi, secondo la speranza, della vita eterna».