Avvento: è l’ora di spogliarsi delle vecchie abitudini
Letture del 2 dicembre, prima domenica di Avvento: «Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo regno» (Is 2,1-5); «Andiamo con gioia incontro al Signore» (Salmo 121); «La nostra salvezza è vicina» (Rm 13,11-14); «Vegliate, per essere pronti al suo arrivo» (Mt 24,37-44)
DI AVERARDO DINI
Gli alberi si sono spogliati e stanno dormendo silenziosamente. La natura si è rintanata sotto terra, impaurita dal freddo. Le persone continuano a fare la vita di sempre, con addosso oltre che il cappotto anche tanta noia.
In questo clima generale oggi le campane fanno sentire, più forte di sempre, la loro voce per svegliarci e metterci in movimento. Il cuore torna a palpitare di gioia e gli occhi tornano a guardare lontano attratti da una luce improvvisa che ha squarciato il piatto grigiore del vissuto quotidiano.
L’ora delle tenebre appartiene al demonio, non al cristiano. L’ora del crepuscolo è per gli svogliati e per gli annoiati. Per il cristiano c’è l’ora della sveglia, che suona e che chiama a scendere per strada e a mettersi in cammino per andare incontro a «Colui che viene» per farci il dono, che appaga totalmente le inquietudini del cuore chiamandoci a «possedere il Regno dei cieli». Eravamo stati creati da Dio a «sua immagine e somiglianza» perché da Lui amati. Ma noi, abusando della nostra libertà, abbiamo compiuto la grande stoltezza di abbrutirci il volto infangandolo col nostro peccato di orgoglio e di autosufficienza. Dio ne è rimasto deluso e non è restato a guardare passivamente le ferite provocateci dalla nostra caduta. Ci è venuto incontro per restituirci la bellezza perduta, per sanare le piaghe che ci laceravano il cuore, per farci brillare davanti una luce capace di attrarre il nostro incerto cammino.
L’Avvento è la stagione liturgica che ci introduce nel grande mistero della salvezza, che chiama ad uscire dal consueto, dalla noia del banale quotidiano, dal modo comune e privo di originalità creativa per compiere almeno quattro passi verso il Natale di Gesù affinché possa diventare anche Natale nostro.
Le domeniche di Avvento sono 4 e 4 sono i passi da fare. Il primo passo da compiere è quello di toglierci di dosso il «vestito quotidiano» delle abitudini banali e senza senso, per vestirci di un abito adatto per compiere un cammino difficile. L’Apostolo Paolo scrive dicendo che dobbiamo essere «vestiti di luce». Tutto ciò che è compiuto all’insegna della furbizia e della disonestà, tutto ciò che è moralmente sporco e licenzioso, tutto ciò che produce litigi e gelosie di ogni genere ha da essere gettato nei cassonetti della nettezza.
Il cristiano non può giocare a fare la doppia faccia, non può fare la faccia d’angelo e avere il cuore di lupo. Se vuole essere riconosciuto da «Colui che viene» a Natale non ha che da mettere in chiara luminosità il proprio cuore così da essere autentica «sua immagine».
Per il Tempo di Avvento, le meditazioni sulle letture domenicali sono curate da don Averardo Dini. Parroco emerito di San Piero in Palco, a Firenze, don Dini è anche giornalista e scrittore, oltre ad essere tra i fondatori di Toscanaoggi.