Anche noi rispondiamo: «Tu hai parole di vita»
«Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”». Non c’è da meravigliarsi! Ieri, ci racconta il Vangelo di Giovanni, erano più di cinquemila, pronti a seguirti come un esercito (volevano farti re!) ed ora tu dici loro che la tua carne è vero cibo e il tuo sangue vera bevanda! Non siamo cannibali!
E ai discepoli tu dici: «Volete andarvene anche voi?».
Strano comportamento di Gesù! Lui che viene ad annunciare la Parola di vita, lo fa in maniera tale da provocare i discepoli: i suoi vicini – «molti dei suoi discepoli» – non comprendono e quelli che vedevano in lui il «Messia», il «Salvatore d’Israele», sono scandalizzati.
Il giorno prima aveva moltiplicato i pani. Un gesto inaudito di condivisione che ha saziato tutta la folla. Bastava questo per seguirlo e attaccarsi a lui. Se facesse questo tutti i giorni o almeno tutte le volte che c’è bisogno! Sì, ecco il re che ci vuole!
Ma la regalità di Cristo è ben altro. «Voi mi seguite perché vi ho dato da mangiare. Ma il pane che io vi propongo è un’altra cosa». Questa «altra cosa» sciocca gli uni, delude gli altri, ma esige da ciascuno una risposta: «Io non credo e me ne vado», oppure «Io credo e resto». Nessuna neutralità è consentita.
Il Rabbi di Nazareth esige un’adesione totale alla sua persona e al suo messaggio. In termini di aut aut.
Ben più esigente del passaggio del Rubicone era il «guado di Cafarnao», come lo ha definito il Cardinale Martini. Quella domanda di frontiera propone in tutta la sua esigenza il «caso serio» della fede in Cristo.
E i Dodici restano. Hanno capito? Forse. Ma essi sentono che la questione del Cristo è essenziale.
Come quando aveva chiesto ai Dodici: «E voi chi dite che io sia?», e Pietro a nome di tutti, aveva risposto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
La risposta di Pietro, fatta a nome dei Dodici [ma Giuda non aveva già ragionato tra sé e non aveva già tradito nel suo cuore? Leggi i due versetti 70-71 che non sono annunciati nella liturgia], non traduce per niente l’entusiasmo dinanzi alla profondità del mistero che è stato appena annunciato. Pietro esprime piuttosto lo smarrimento: «Signore, da chi andremo?». Se non ci fossero stati quei legami di fiducia, di affetto, di ammirazione, che Gesù da tempo aveva tessuto con i suoi discepoli, quale sarebbe stata la risposta?
Ma questa risposta è la risposta umile della fede: «Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Non si tratta di una fede cieca: ella riposa sulla convinzione che le parole di Gesù devono avere un senso, essendo Lui quello che Egli è: «il Santo di Dio». La risposta di Pietro alla domanda di Gesù è la risposta di chi sceglie da quale parte stare. Una decisione, certo, che non mette al riparo da future debolezze o da tradimenti. Questa fede deve camminare nella notte e passare attraverso la prova.
Così, oggi, anche noi abbiamo continuamente ragioni per dubitare. Dio non fa mai la strada facile a quelli che egli vuole portare fino a sé. Inutile nascondersi le difficoltà e quello che viene talvolta chiamato il «rischio della fede». Eppure, forti della esperienza di vita che abbiamo fatto, anche noi possiamo dire quella risposta che impegna a fondo tutta la nostra vita: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
* Cardinale