Alla luce della tua sapienza

Letture del 12 ottobre, 28ª domenica del tempo ordinario: «Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza» (Sap 7,7-11); «Donaci, o Dio, la sapienza del cuore» (Salmo 89); «La parola di Dio scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12-13); «Vendi quello che hai, poi vieni e seguimi» (Mc 10,17-30)DI ICILIO ROSSIDue concetti costituiscono il messaggio di questa Domenica : la sapienza di Dio che illumina nel profondo del cuore e le scelte del credente. S. Paolo non è nuovo all’esigenza di essere illuminato dallo «Spirito di Sapienza» e si mette in ginocchio e prega perché gli sia concesso (Efesini). Non solo prega per sé, ma passa il suo tempo a pregare chiedendo come la cosa più importante per gli stessi Efesini, «lo spirito di sapienza e di rivelazione». Si tratta di una saldatura fra lo spirito di Dio e quello dell’uomo, ciò che viene richiesto da Paolo, nella certezza che questa costituisce la realtà più bella e più realizzante per il cristiano. Ci domandiamo, perciò, qual è il significato attribuito alla sapienza nel Vecchio testamento ed abbiamo questa risposta: furbizia, accortezza derivanti all’esperienza vissuta (Proverbi e Siracide) che arriva al livello di Dio (Giobbe–Qoelet) e ritorna arricchita a livello dell’uomo (Sapienza). Il Nuovo Testamento si rifà al vecchio accettandone il senso come saggezza, completata, però, dallo Spirito di Cristo. «Noi abbiamo l’intelletto di Dio, perciò il cristiano sapiente è colui che si lascia guidare dallo Spirito di Cristo». questo è destinato ad incarnarsi nei problemi di ogni giorno per una risposta personale, superando il «fai da te», quindi ogni individualismo, indifferenza, chiuse sicurezze. La preghiera, il confronto costante con la Parola di Dio, diventa esigenza e conferma per il dono dello spirito di sapienza. «Investimento sulla vita»L’implorazione accorata di tutto questo Salmo, ci fa convinti di una necessaria, doverosa valutazione del tempo presente e del senso della vita. Non intendo entrare nelle pur doverose deduzioni di quanti, da studiosi, considerano e valutano i fenomeni inquietanti della insignificanza nel nostro tempo. La Parola di Dio tende sempre a costruire e alla domanda del senso delle cose e della vita, risponde sollecitando la nostra capacità di pensare, operare, amare, per divenire responsabili in relazione alla gestione della nostra vita che dovrà imparare a considerare gli altri non come «preda», ma come fratelli di viaggio, costruendoci nella libertà, nell’equilibrio e,perciò, nella disponibilità interiore di dire un «sì» e un «basta» al momento giusto. Esistono, come frequentemente ci è dato constatare dalla cronaca dei nostri giorni, meccanismi di fuga da questa responsabilità personale, per cui al senso della solitudine e dell’impotenza si risponde o con l’indifferenza, vivendo alla giornata, o con il conformismo. «Lascia tutto e seguimi»Ci domandiamo quale può essere per noi, il significato del «tutto» che il Signore chiede. «Dio non vuole tutto, vuole un poco, ma quel poco lo vuole tutto». Non si tratta di un gioco di parole, perché in fondo infondo, la radicalità del seguire Cristo sta proprio in questo! Tale riflessione ci apre alla convinzione per cui, se è vero che nulla è impossibile a Dio, in questo contesto sia pure in una misura diversa, nulla è impossibile al cristiano che decide per Lui. Si tratta semmai di non annacquare la fedeltà al Signore e, soprattutto, di fronte alla tentazione che viene dal maligno, si tratta di credere fino in fondo che Dio «ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i forti»! Certamente il giovane ricco non ha fatto queste considerazioni o forse non poteva neppure farle! Forse aveva pensato il suo incontro con Cristo più facile e più gratificante! Sicuramente ci è dato capire come siano le pretese, gli egoismi ad impedire l’azione di Dio e dei suoi continui doni. Allora ciò che importa è non credere a seduzioni umane a stretto giro affettivo e più gratificanti. Forse ci sarà da prevedere l’insorgenza in noi della tentazione di imprecare a Dio come Geremia «mi hai ingannato, o Dio», dato che la fedeltà originaria può essere messa in discussione da pressioni interne ed esterne! Ma ciò che conta è perseverare per non essere solo degli emotivi, superficiali e vuoti. «Signore nella tua parola… eccomi».